(Nuclear Blast Records) Premesso che dopo trentaquattro anni di carriera, dopo tredici album, Nergal con i suoi Behemoth ha il diritto di fare un po’ quel che gli pare e piace, ma questo nuovo album mi lascia leggermente senza parole, sia dal punto di vista positivo che negativo. Un bel disco, ovviamente, piacevole, super catchy… fin troppo… un disco che dal vivo sicuramente spacca, ma forse esageratamente fruibile e chiaro, privo di complessità tecniche o atmosferiche che la band polacca è riuscita a creare in passato. Siamo davanti a una band con anni di visibilità mediatica (non ultima la petizione contro il loro satanismo che doveva fermare il concerto milanese), ben alimentata da un Nergal che sa molto bene come fare, come mettersi in mostra, come essere l’oggetto di focose discussioni, anche grazie a geniali -o commerciali- provocazioni, tuttavia quando fai musica di questo tipo, tanto diabolica quanto intelligente e ricercata, non puoi intitolare un album in questo modo, perché rischia di sembrare banale e decisamente poco poetico. ‘La merda di Dio’? Certo, se ascoltiamo e/o amiamo i Behemoth, e probabilmente condividiamo la visione religiosa del mastermind, è impossibile non essere d’accordo con l’affermazione racchiusa nel titolo, resta però il fatto che si tratta di un titolo troppo grezzo per l’eleganza oscura che la band ha sempre voluto paventare sia musicalmente che a livello d’immagine. L’acronimo forzato di ‘Jesus’ nel testo, poi, non è un dettaglio ricercato, sembra pouttosto un testo scritto da da qualche band adolescenziale, comunque cantato in un brano tecnicamente maturo e ben strutturato. Per il resto il disco offre otto brani molto intensi, super melodici, coinvolgenti al massimo livello, irresistibili, (troppo facilmente) memorizzabili, con capitoli quali “Lvciferaeon” capaci di elevarsi una spanna sopra gli altri. Alla fine, forse, Mr. Adam Michał Darski lo ha fatto apposta: perché anche un titolo così povero e volgare, assieme a dei testi a volte un po’ banali, può far discutere e, come diceva qualcuno di autorevole, non importa che se ne parli bene o male: l’importante è che se ne parli. E per una band devota al satanismo, proveniente da un paese dell’est iper cattolico, che suona musica tipicamente relegata nell’underground, essere arrivati a questi livelli -con qualsiasi mezzo- è quanto mai iconico e assolutamente ammirevole. Vedetela come vi pare, ma è sempre Nergal che ne esce vincente.
(Luca Zakk) Voto: 7,5/10