(Avantgarde Music) Dalla fervida scena black metal del Québec giungono al secondo disco i Beholder, una band formatasi nel 2016 con in curriculum anche un EP. Ai loro esordi il sound era un thrash blackned, tanto che anche nella produzione attuale, indubbiamente black, si sentono quelle origini più scatenate, meno ricercate e decisamente più raw, una impostazione selvaggia che altro non fa che arricchire la violenza della musica di questo “Dualisme”. Trentacinque minuti di aggressività ben concepita, intelligentemente resa più accattivante da melodie provocanti e qualche rallentamento molto ben collocato, regalando quindi chitarre incisive, momenti dall’aura doom, arrivando fino ad ipotesi atmosferiche, sempre rigorosamente devastate da improvvisi e impattanti scenari sulfurei. Subito brutale “Le Vassal de la Profanation”: se non fosse per l’eccitante intermezzo, sarebbe un assalto frontale di una violenza tale che pochi potrebbero sopravvivere. La title track è un po’ più sperimentale, nella sua ruvidezza arcaica, e quel lungo finale più lento e decadente eleva il brano ad un livello di oscurità impenetrabile. Potentissima “Vers le Pandæmonium”, con quell’intermezzo rallentato, pesante, doomy, dannatamente inquietante e favolosamente groovy. Melodica e molto carnale “Géomancie”, un brano allucinante, psicotico. Catchy e pulsante “Hexenaat”, contorta e cinica “Despotisme Ecclésiastique”, ancora mid tempo esaltanti con l’andatura decadente di “Résurgence de L’obscurantisme, altro pezzo incalzante, quasi epico, con brillanti idee di arrangiamento. In chiusura “Credo Fractal”, un corposo outro che -seppur collocato genialmente- si scosta completamente dal resto del disco; si tratta in fatti di un oscuro brano drone/ambient di un artista canadese, Eric Quach (Thisquietarmy, Mains de Givre, Parallel Lines). Tranne l’outro, ogni brano offre la voce di Dan Mécréant (Saccage, Sulfure) il qual si esprime, giustamente, solo in lingua madre -il francese- risultando graffiante, devastando prepotentemente ogni musicalità e dolcezza che tale lingua naturalmente offre: e non potrebbe essere altrimenti vista la palese ispirazione al vero black degli anni ’90, con tematiche legate storia deviata, occultismo, filosofia oscura e luciferianesimo. Pensate che black debba avere certe tematiche, provenire da terre fredde ed essere fedele a tradizioni e lingua del luogo? Bene, con i Beholder non potete assolutamente sbagliare! E, tanto per chiudere il cerchio, la copertina di questo disco è stata curata da un certo Stefan Todorović (aka Atterigner) con la sua Khaos Diktator Design: stiamo parlando del vocalist di “Instinctus Bestialis”, in questo momento l’ultimo album in studio dei Gorgoroth.

(Luca Zakk) Voto: 8/10