(Season Of Mist) A quattro anni da “Obscene Repressed” i Benighted non sono altro che sé stessi, dunque una furiosa commistione tra brutal death metal, djent, grindcor/crust e blackened. “Ekbom” è un cataclisma dalle proporzioni incalcolabili che attacca con l’iniziale “Prodome”, quieta e misteriosa intro, riversandosi poi nella tellurica e destabilizzante “Scars”, la quale è una composizione che nei suoi primi sessanta secondi è capace di sintetizzare tutti gli stili estremi toccati dai francesi Benighted. Circa trentasette minuti nei quali la band non lascia respirare l’ascoltatore e tanto meno nei momenti in cui si abbassano i ritmi, le atmosfere. Avviene raramente, ma avviene in “Ekbom”. Julien Truchan al microfono si esibisce in scream, growl, in quel risucchio da suino sgozzato e aderisce perfettamente sulla dinamica esasperata dei suoi colleghi. I pezzi si stagliano tra i due minuti e venti secondi di durata fino ai tre e mezzo, con la conclusiva “Mother Earth, Mother Whore” di circa quattordici minuti e mezzo di durata. Dunque un album che rappresenta una sorta di scossa elettrica nella quale gli ampere lacerano l’ascoltatore tra scariche crust e su fino a un death-black brutale e spaccaossa. I Benighted non si discostano nei principi dal precedente album, però “Ekbom” appare come un’ulteriore limatura del loro suonare e per tanto una concentrazione immediata, sconquassante della potenza d’impatto e non da meno esecutiva dei Benighted.

(Alberto Vitale) Voto: 8/10