(Nordvis Produktion) È passato un decennio dall’ultimo album degli svedesi Bergraven, la band di Pär Stille, il chitarrista e song writer degli Stilla. Ma questo ‘ritardo’ è giustificato proprio per l’impegno con gli Stilla, impegno che ha coinvolto anche il bassista ed il batterista… in formazione dal 2013, ma anch’essi nei ranghi degli Stilla. Stilla che si fanno sentire, visto che questo album di black avant-garde ha sicuramente qualche punto in comune proprio con l’altra band più produttiva, anche se riesce a deviare in maniera decisa, regalando un family feeling senza tuttavia portare avanti alcuna linea comune con la band ‘principale’. Black metal? Diciamo che certe componenti, come voce, tremolo e blast beats, sono presenti, ma la libertà stilistica e la fantasiosa evoluzione dei brani portano “Det Framlidna Minnet” più vicino ai territori jazz, un jazz moderno forse, sicuramente progressivo ed estremo… ma senza dubbio si evade marcatamente dai seppur vasti confini delle più svariate deviazioni del black metal. Questo concetto è chiaro fin dall’intro, per poi confermarsi con “Allt”, un brano con uno strato devastato (le linee vocali) ma con una componente musicale contorta, isterica, sballata… e decisamente geniale! Sassofono che apre su “Den Följsamma Plågan“, un brano inquietante quanto sorprendente. Soundscape illimitato con “Minnets Melankoli”, un brano che ingloba una teoria di arpeggi che rappresenta un livello di arte superlativo, arte costantemente e volutamente deturpata da un singing sofferto e malato. Seducente “Leendet Av Hans Verk”, brano nel quale arpeggi post-folk e clean singing sanno alternarsi a sfuriate in perfetto e furioso stile black metal, prima di offrire altro spazio a keys e sassofono apocalittici. Teatrale “Den Dödes Stigar”, contorta e con influenze cosmiche la lunghissima “Till Priset Av Vårt Liv”, influenze poi ripescate da un outro che chiude il cerchio, avvolgendo l’ascoltatore, imprigionandolo per l’eternità. Complesso. Contorto. Immenso. Letale. Psicotico. Un album che ridefinisce una deviazione psicologica sia in termini di tematiche che di musicalità e melodia. Una infinita intensità emozionale. Una inconcepibile profondità interiore. Impenetrabile oscurità, letale decadenza ed opprimente depressione. Assoluta negazione e totale oblio: non a caso il titolo è traducibile come ‘la memoria perduta’…

(Luca Zakk) Voto: 9/10