(Autoproduzione)  Li adoro. Questi tre scatenano elettricità pura, e gridano nel microfono cose come “Tutto quello del quale ho bisogno è la mia rock ‘n’ roll band”, oppure “Hey, prenditi quello che vuoi, quello che ti serve”. Si, non c’è alternativa, nessun dubbio, loro fanno solo del dannatissimo rock ‘n’ roll, dell’hard rock fortemente boogie e fottutamente hard blues. Non sono una band glam, non sono un clone degli AC/DC, e non inventano nulla di nuovo. Riescono a coinvolgere con un’energia senza limiti. Chitarra e voce, basso e batteria. Poca immagine, niente tastiere, niente effetti. Tutto molto diretto, molto street, molto intenso. Rock ‘n’ roll grandioso, perfetto: una fucilata in faccia, ascoltando il disco, un bombardamento nucleare dal vivo. Sono grandiosi, e sono italiani. Si sono messi in mostra aprendo per Pino Scotto, suonando con gente come Kenny Earl (ex batterista dei Manowar), hanno condiviso palcoscenici con personaggi come Dario Cappanera e White Skull. Ed ora debuttano con questo EP, il cui unico difetto è che sono solo cinque canzoni, e ventidue minuti di questa droga non sono sufficienti per sballare completamente. Bisogna mettere la modalità “repeat” ed ascoltare l’album diverse volte, fino a che si crolla, fino a che si esplode. “Thunder Guts” è l’inno rock per eccellenza. Inizia melodico e poi spacca, e spacca veramente duro. La perfetta opener per un disco o per un concerto. Perversamente deliziosa. Segue “Sweet Little Dynamite”. Canzone da manuale, da enciclopedia del rock. ‘Abecedario’ dell’elettricità. Vuoi suonare rock’n’roll? Inizia da qui. Riff che scotta, linea di basso che fa pulsare il sangue nelle vene, musica che fa muovere, ballare, spogliare, sballare, eccedere. I due brani che seguono sono estremamente boogie, sangue blues, anima rock: l’ovvio ed immancabile concetto sex & rock’n’ roll su “Burning Down In Flames”, mentre la grinta e l’energia tipiche del genere su “Double Ace To Hell”. Chiude la potente “Cold Washerman”, con un ritornello irresistibile ed un assolo fantastico.  Un lavoro impeccabile, registrato molto bene, suonato perfettamente e cantato nella maniera ideale. No, Bigrough non rappresentano alcuna rivelazione. Non c’è niente di nuovo. Ma nemmeno la quinta birra chiesta al barman è nuova. E’ uguale alle precedenti, ma poi viene ordinata la sesta, e pure la settima. Fino al collasso. I Bigrough, ve lo garantisco, sanno esattamente cosa fare e cosa suonare per trasformare l’aria che respiriamo in una tempesta di scariche elettriche che fanno semplicemente impazzire. Rock puro, da ascoltare fino allo svenimento.

(Luca Zakk) Voto: 8/10