13_10_17 lp_sleeve.indd(Clawhammer) Accattivanti e psichedelici, i Black Space Riders sono al terzo album e – per quel che mi riguarda in modo del tutto inaspettato – sono tedeschi: il loro space rock mi era in partenza sembrato molto british, ma a pensarci meglio ci sono sicuramente echi di quel rock acido teutonico inizio anni ’80 che poi si è evoluto, fra le altre cose, nell’industrial più sferragliante. “D:Rei”, questo lunghissimo viaggio (tredici brani per circa 80 minuti) si apre con “Stare at the Water”, che mescola suggestioni space a un riff sabbathiano. Ancora vicina al doom, ma stavolta con un suono più ’90 “Rising from the Ashes of our World”, mentre il singolo “Give Gravitation to the People” è uno stoner che però ha l’ipnoticità di certa musica elettronica. Anche “Temper is rising”, con il suo ritmo incalzante e le sue chitarre ronzanti, si muove nella stessa direzione; “I see” punta su un ritmo ammaliante, quasi etnico, dominato da rimiche percussioni. Il riff della lunga “Space Angel” mi ha ricordato da vicino quello di “When the Leeve breaks” dei Led Zeppelin; “Major Tom Waits” scherza con il noto artista americano, del quale – mi sembra – si imita anche l’approccio vocale; piace anche l’acustica “Letter to a Young One”. Un disco che affonda le proprie radici nella sperimentazione della seconda metà degli anni ’70, ma si spinge a tratti in avanti di almeno quindici anni e, per restare in tema, anche oltre, verso lo spazio infinito!

(Renato de Filippis) Voto: 7,5/10