copblacktherapy(Revave Records) In un momento in cui l’ondata melodic death metal sembra (e sottolineo “sembra”) essersi ridotta, arriva una release di marca italiana che ripropone il genere, ma attraverso una chiave personale e comunque elaborata con attenzione. I romani Black Therapy sono al debut album, missato da Bob Romano (Ade) presso lo MI Studio di Hollywood e masterizzato all’Hertz Studio in Polonia (luogo frequentato da Behemoth, Desaster, Vader e altri ancora). Il sound è si un death metal ordinato, diligente, robusto, per i suoi pattern ritmici, per alcune soluzioni vocali con il contrasto scream-growl, per alcuni riff virulenti, veloci, un po’ assassini, ma in un contesto in cui ogni aspetto serve a costruire parti che si sommano ad altre e definiscono i pezzi. Non voglio parlare di progressive e nemmeno di melodic death metal in senso stretto, perché nonostante alcune soluzioni che ricordano il classico incedere delle chitarre di In Flames e Dark Tranquillity, prima era,  o degli At The Gates, si odono passaggi attraverso un death metal molto più energico e bestiale oltre a varianti degnamente thrash metal. “Symptoms a Common Sickness” è un lavoro estremamente dinamico, sotto ogni aspetto: musicale, compositivo e stilistico. Insomma, è il tipico album che potrebbe tranquillamente guadagnarsi la stima di ascoltatori dal palato fine, oltre a quella di appassionati delle sonorità principalmente estreme o istintive. Le melodie ci sono, non inflazionano i pezzi, non eccedendo e sembrano sommariamente a servizio della composizione, fungendo da intervalli alle sfuriate (esposte sotto forma di blast beat e riffng agguerriti), rubando loro la scena, oppure fornendo contrappunti modulati a strutture più dure e spietate. Forza e ragione. Death metal e thrash metal. Caratteristiche armonizzate e messe in condizione di fornire sempre il meglio. Uno spirito che mi ha parzialmente ricordato i migliori Edge Of Senity, ma le melodie dei Black Therapy sono meno debordanti, più essenziali. Il loro lavoro mi sembra maturo e la visione di stile è piuttosto avanti rispetto alla solita e sterile release che rinverdisce i fasti di qualche sonorità abbondantemente sfruttata. “Symptoms of a Common Sickness” è decisamente vivace, progredito rispetto al calderone. Un esempio di intelligenza artistica nata in Italia e non proposta, o imposta, da politiche di marketing estere.

(Alberto Vitale) Voto: 7,5/10