(Sharptone Records) Buon ritorno per i Bleeding Through, a distanza di sei anni dal precedente “The Great Fire” risalente al 2012. Un ritorno che mi ha stupito, visto che da quel che ne sapevo io, la band si era sciolta nel 2014. Possiamo quindi parlare di reunion, utilizzando un termine ultimamente molto in voga. La formazione californiana si ripresenta sul mercato con un album ispirato e potente, melodico al punto giusto come nel DNA dei Bleeding Through. A dire la verità, non sono un grande amante del metalcore, ma devo riconoscere che all’interno del genere la band capitanata da Brendan Schieppati è una delle poche a proporre qualcosa di originale. Il merito di ciò va soprattutto alle tastiere di Marta, capaci di dare un tocco sinfonico ai pezzi e di sottolineare con sonorità elettroniche le parti più brutali. Uno stile che ha permesso ai nostri di diventare una delle punte di diamante del genere, distinguendosi appunto per questa indovinata verve sinfonica. Quando invece schiacciano sull’acceleratore, i Bleeding Through non fanno prigionieri e menano come fabbri. Se proprio dovessi fare un appunto, direi che in “Love Will Kill All” manca la voglia di osare, limitandosi a proporre uno stile consolidato ma che già era presente nelle precedenti releases. Immagino che per questa reunion la band abbia voluto andare sul sicuro, presentando ai fans esattamente quello che volevano. Un ottimo album, ma in futuro mi aspetto un’evoluzione.

(Matteo Piotto) Voto: 7/10