(Dark Essence Records) È trasversale il black metal di Invisus, il mastermind dietro a questa one man band che giunge al quarto sigillo in poco più di un decennio di attività discografica (anche se il progetto vanta quasi vent’anni di esistenza), trascorso tra la Indie Recordings, la Soulseller Records, la Screaming Skull Records e, finalmente, la Dark Essence Records, nuova e recente dimora per Blodhemn, traguardo che sembra rendere molto felice e tranquillo lo stesso Invisus. “Sverger Hemn”, titolo che in qualche modo significa ‘giurare vendetta’ non arriva nemmeno ai tre quarti d’ora di durata, ma riesce a travolgere con energia, forza, ricercatezza stilistica ed innata violenza. Lo stile ormai identificativo di Blodhemn qui segue il suo percorso di evoluzione, prendendo certe componenti ispiranti di base per dividerle in maniera più marcata, accostandole poi con intelligenza giungendo ad un risultato sonoro maledettamente aggressivo. Affiancato e mescolato con genialità ed efficacia, c’è un intero panorama di musica estrema dentro “Sverger Hemn”: subito black efferato e con radici old-school su “Fraa Djupet…”, mentre il thrash & roll ed il cantato scream che esplodono con “Vil Livet av Deg” mettono subito in chiaro che non esiste un vero confine tra un tipo di musica estrema ed un altro, arrivando ad includere anche le tastiere, strumento non certo comune nella blasfemia sonora di Invisus. Riff pungenti con un incedere un po’ punky ed un po’ black’n’roll su “Bomb Bergen”, brano che non nega assoli molto grintosi. Decadenza ed oscurità in un sound ossessivo molto più inserito nella matrice black per la favolosa “Farvel Feioey”, drumming lacerante e urla disumane con “Opp or Lemmen”, pezzo che evolve a dimensioni marziali e pregne di condanna. Vigoroso e sano black’n’roll incestuosamente mescolato al thrash con “Velg Din Gift”, anticamera della conclusiva, lunghissima e superlativa “Tid”, il pezzo più impostato su coordinate puramente black metal, con arpeggi inquietanti, riff decadenti come quella batteria cadenzata e marziale. Lo avevo già assaggiato alla listening session a Bergen, nei primi giorni di agosto: l’evento si tenne in un pub, con la definizione del suono corrotta dal caos del locale… certamente non l’impostazione che un nuovo album si merita; tuttavia ricordo che “Sverger Hemn” mi generò attrazione, fu in grado di lasciarmi un segno, di stamparsi in qualche modo nella mia memoria. Ed ora, a due mesi di distanza, con un ascolto accurato… ecco che le ipotesi iniziali diventano una travolgente conferma: Blodhemn è black, Blodhemn è musica estrema, Blodhemn è una miniera di esperienze sonore tutta da scoprire, nelle quali immergersi. Completamente.

(Luca Zakk) Voto: 8/10