copbloodyh(Soulseller Records) La mia mente si è letteralmente abbandonata all’ascolto di questo album. Un album che cattura, rapisce, possiede. Un rock magnificamente occulto. Un metal che sfiora diversi territori, partendo da ottime basi doom in stile Hour Of 13. Ma queste sono forse descrizioni da cartella stampa, create tanto per piazzare il CD in un determinato reparto del negozio; la realtà è che questi quattro del North Carolina creano, scolpiscono, materializzano un sound sfuggente, difficile da ingabbiare dentro uno schema ben preciso. Un sound estremamente personale. Un cantante veramente bravo con una voce chiara e coinvolgente, riesce ad interpretare in maniera magistrale le deviazioni sonore che la band ama seguire, perseguire. La opener “What’s Haunting You” è un potente doom, un doom che si incrocia con Black Label Society per certi spunti che a volte si percepiscono. Su “At the Well of Nazareth”, sempre orientata al rock/doom, si sente una crescita di intensità del vocalist… una giusta preparazione alla seguente “The Transit Begins”, un pezzo che sconvolge l’album, svoltando in maniera poderosa verso sonorità più lente, più oscure, un incrocio assurdo tra Black Sabbath e Tiamat. “The Source” è un autentico capolavoro in nome delle tenebre. Qui si riesce a godere della vasta gamma di influenze, le quali comprendono Paradise Lost, Evereve e Type O Negative. Si torna ad riffing più potenti con “Color Me Blood Red”, concetti heavy doom, un ritornello micidiale. Rock/doom che diventa gothic/rock su “Night of the Long Knives”, pezzo molto intenso, ricco di una ritmica perversa intensificata da una tastiera angosciante: e non posso non notare uno stile che io reputo inventato e concepito dagli Italiani Death SS. In questo secondo album della band americana, ogni canzone conferma la fantasia musicale che la caratterizza e conferma soprattuto l’ampia versatilità del cantante, il quale a tratti appare cristallino ed acuto, ma spesso riesce a risultare profondo, intimidatorio, infernale. “Shiver” è un pezzo perfetto per dimostrare queste qualità, esattamente come lo è l’ottima “Path Of Sorrows”. L’album chiude con “Science Fiction”, un pezzo che torna sull’orientamento oscuro stile Tiamat, offrendo sonorità coinvolgenti ed intense. “Spiritual Relics”, reliquie spirituali, iniettate da una dose imponente di horror. Reliquie sonore rinnovate con un nuovo culto, una nuova religione, una fede nuova di zecca che rigenera preghiere, riattiva rituali, materializza nuove intense e profonde emozioni.

(Luca Zakk) Voto: 8,5/10