(Blutgott Metal Universe / FDA) Per ogni pubblicazione di Thomas Gurrath serve fare un piccolo riassunto per mettere ordine e capire chi è e cosa propone. Gurrath, nasce a Stoccarda nel 1980, diventa professore di filosofia in un liceo. Al contempo è un musicista con una band da lui creata, i Debauchery, i quali si rifanno a un universo fantasy popolato da mostri sanguinolenti e con tanto di esibizioni teatralmente a esso riferite. La sua scuola e il provveditorato, venuti a conoscenza di questo suo progetto e giudicandolo una forma di instabilità mentale per via di quell’iconografia truce, invitano il professore e musicista a lasciarlo, altrimenti pena il licenziamento e il bando dall’insegnamento. Gurrath infine deciderà le sue dimissioni e di dedicarsi totalmente alla band. Da tempo Gurrath racchiude il suo universo musicale di mostri truculenti, hard ‘n heavy, giochi di ruolo, miniature dei suddetti mostri, libri e altro, attraverso Blutgott, ovvero la sintesi dei suoi principali progetti musicali: Debauchery, Blood God e Balgeroth. Scritta e registrata una canzone, il musicista passa a crearvi una versione in voce growl, o ‘da mostro’, stile Debauchery, un’altra versione in uno scream alla Bon Scott, cioè Blood God, la terza versione con cantato in tedesco, Balgeroth dunque. Ciò significa come nel caso di “Legions Of Metal”, di ritrovarsi di fronte alla stessa tracklist per tre volte! Una scelta che poteva essere accettabile un tempo, ma ormai Thomas ne ha fatto un modo di fare definitivo. Come sempre i pezzi sono un miscuglio di r’n’r alla AC/DC, heavy metal con riff tosti alla Accept, qualche cenno slayeriano e un death and roll trascinante. Nell’album figura la travolgente e slayeriana “Demonslayer” e in più “Beasts of Balgeroth” con i contributi vocali di Tim ‘Ripper’ Owens (ex Judas Priest) e in “Nightking” di Michelle Darkness (End Of Green). I dieci pezzi di base del primo dei tre CD, si ascoltano con piacere, non differiscono molto dalle tipiche registrazioni degli ultimi anni di Debauchery e il resto. I tre pezzi con gli ospiti suonano più incisivi e pur se con i tipici riff Blutgott, hanno un arrangiamento e forse dei suoni meno standard del solito. È ormai evidente che da Blutgott non ci si potrà aspettare alcunché in fatto di novità o cambi di registro: quell’atmosfera tra un heavy metal e gli AC/DC è ormai patologicamente un marchio di fabbrica!

(Alberto Vitale) Voto: 7/10