(Century Media Records) L’omonimo dei Borknagar è uno dei primissimi dischi che mi hanno avvicinato al genere estremo, insieme a “Deliverance” degli Opeth. All’epoca restai abbastanza folgorato dall’inizio dell’album, chiedendomi subito dopo se fosse normale sentire della ‘melodia’ in un disco da tanti considerato estremo. Col tempo imparai a discernere tra i vari tipi di death e black, ma resta il fatto che porto con me un bellissimo ricordo del disco, che girava a palla nella cantina del mio amico finché si giocava a D&D. Per contro, ti accorgi che sono passati 25 anni e ti senti vecchio… ma questa è un’altra storia. Borknagar, si diceva… ebbene cosa si può dire di un disco che all’epoca era tecnicamente su livelli piuttosto alti, con un suono veramente diverso da moltissimi altri gruppi, fresco e feroce allo stesso tempo, epico nei cori, ruffiano nei ritornelli e diretto nei riff? Un disco a mio avviso che sarebbe dovuto restare così come era stato concepito, quindi paradossalmente consiglio questa riedizione solo se non trovate l’originale o se lo avete già e siete dei collezionisti sfegatati del gruppo. Purtroppo il suono ora risulta sin troppo pulito, facendo passare in secondo piano l’album vero e proprio e facendo concentrare l’ascoltatore magari sulle tracce aggiunte, live e mix alternativi che faranno la felicità di chi è sfegatato per i Borknagar… per il resto, meglio procurarsi l’originale nelle fiere del disco. Le cose nate bene vanno lasciate come sono, punto.

(Enrico MEDOACUS) Voto: 7/10