copBORKNAGAR(Century Media Records) Si potrebbe scrivere un libro sui Borknagar, e pure un libro voluminoso. Non solo perché gli svedesi hanno tagliato il traguardo dei vent’anni (son constatazioni che ti fanno sentire un VECCHIO metallaro), ma anche per gli aneddoti che si potrebbero raccontare su questa band. Basti pensare che si sono avvicendati nella tumultuosa formazione nomi del calibro di Vortex, Vintersorg, Grim, Infernus, Garm (nome d’arte di Kristoffer Rygg), tanto per citare i più blasonati. Attraversata, anzi cavalcata, l’epoca doro del Death melodico svedese, i nostri si sono evoluti in verità ben poco di album in album, ma se andiamo a confrontare questa loro decima opera le differenze con gli esordi si sentono, tanto da non riconoscere nemmeno la stessa band. Son passati quattro anni dall’ultima release ma il viaggio del gruppo prosegue verso lidi sempre più vicini al territorio Arcturus. Non posso che essere contento di questa scelta, arricchita da elementi molto più epici rispetto a quanto proposto dalla band appena citata. Vintersorg ormai è una garanzia dietro il microfono, capace com’è di saltare tra growl e cantato pulito. Il resto dei componenti è di primordine. Se mettessimo insieme i singoli curricula otterremmo uno spaccato della storia musicale estrema svedese. Quindi nessuna sorpresa da questo platter: una macchina ben oliata che da vent’anni ha di rado sbagliato mira e che aggiunge un nuovo perfetto capitolo ad una discografia che definire invidiabile è dire poco. Rocce svedesi.

(Enrico Burzum Pauletto) Voto: 8,5/10