(Ordo MCM) Chi non conosce i Bretus e spara (ovviamente) a tutto volume questo disco, potrebbe facilmente affermare che si tratta di una delle grandi doom band provenienti da quei paesi famosi per il genere, ad esempio la Finlandia o gli USA. Ma i Bretus non sono americani, non sono finlandesi… sono Italiani, Calabresi, e in quasi vent’anni di esistenza, undici dei quali attivi discograficamente (il primo demo risale al 2008), arrivano con prepotenza e decisione al quarto album! “Aion Tetra” è senza dubbio una perla, un capolavoro di vero doom metal! Melodico, pesante, infinitamente oscuro ed inquietante, composto e suonato con maestria, con intelligenza e cinico amore per qualsiasi cosa sia marcatamente occulta. È pazzesco notare che ciascuna della nove tracce cattura e coinvolge in maniera stupefacente: nessun filler, nessun brano ‘via di mezzo’: nove dannati singoli di pregiato e superlativo doom metal! Subito pesantissima “The Third Mystic Eye”, brano puramente doom con un ritornello travolgente cantato con grinta da Zagarus, il tutto reso ancor più drammatico da cambi di tempo rocamboleschi che accompagnano con molta poca educazione verso gli inferi più maleodoranti, nei quali rintoccano micidiali divagazioni melodiche. Istigazione all’headbanging con “Priests of Chaos”, un brano che abbraccia completamente il doom, strizzando tuttavia l’occhio alle migliori epoche degli Iron Maiden. Frizzante e vogliosa di correre “Prisoner of the Night”, anche se la parte intermedia cade nel magna infernale rivelando un doom lento, incisivo, sempre melodico ma pesante come l’Osmio. Suggestiva la breve title track, una specie di introduzione che accompagna misticamente nella galassia di “Deep Space Voodoo”, un brano sensuale, provocante, maligno, perverso, dissacrante. Pungente il riffing irresistibile di “Mark of Evil”, un brano con un assolo heavy metal imprevedibile e stimolante. Decadente la spirituale e rituale “Cosmic Crow”, strepitosa e con risvolti esoterici la conclusiva “City of Frost”. I Bretus partono da dove arrivano o sono arrivati mostri ‘sacri’ come Reverend Bizarre, Pentagram, Lord Vicar e Saint Vitus, proseguono il cammino e ci aggiungono una dose spregiudicata di melodia, di atmosfera personale molto più organica e carnale, un’atmosfera che forse le band statunitensi e finlandesi sono in grado di concepire. Sarà la naturale tradizione horror del nostro paese, sarà una visione creativa con una direzione specifica ma aperta a molte influenze, sarà la convergenza di un processo creativo ispirato ma anche ragionato e ben pensato; resta il fatto che “Aion Tetra” è un maledettamente tosto album di doom corposo, capace di scuotere gli echi lasciati dalle bands sopra citate, passando anche per i Cathedral, senza dimenticare gli intramontabili Black Sabbath!

(Luca Zakk) Voto: 8,5/10