(Nuclear Blast Records) Ok, il mondo le venera o le vuole portare in alto perché sono belle donne che fanno musica dura… e questa è ovviamente una regola che il marketing vuole. L’etichetta stessa le spinge usando quell’arma. Ovviamente poi viene esaltata la storia underground, quella delle amiche rock che volevano formare una band, una all-girl gang. Tuttavia, per me, sono tutte cazzate in quanto se non sai suonare alla fine duri poco comunque. Per fortuna le svizzere Burning Witches son ben lontane dal binomio ‘immagine-successo’ e, per quanto possano essere state spinte in avanti per l’effettiva vendibilità del pacchetto ‘bellezza e cattiveria’, il loro nuovo album -il terzo- è un mazzata pazzesca! Non mi frega nulla di quanto siano belle e sexy: la regola è chiudere gli occhi e sparare “Dance With The Devil” a palla per sperimentare una un’esperienza immensa, tagliente, capace di rievocare thrash di qualità, metallo potente, classicismi d’assalto… tanto che durante l’ascolto emergono (vecchi) Helloween, Testament, thrash tedesco, dosi di power micidiali con la voce di Laura che infuria senza pietà, sfidando per potenza e stile sia ‘colleghe’ come Doro che un vasta gamma di singer maschi, in un ventaglio di generi metal alquanto ampio. Dopo il drammatico intro “The Incantation”, una tormenta apocalittica invade la terra con “Lucid Nightmare”, nella quale il tiro e la voce non possono non farmi pensare a capolavori come “Walls of Jericho”! La title track scorre poderosa, tagliente, catchy, con un sublime feeling maligno che scorre elettrizzante attraverso tutto il brano. “Wings Of Steel” è un fottuto brano che trasuda heavy metal vero, puro e maledettamente pungente. Capolavoro “Six Feet Underground”: provocante, seducente, diabolico con riffing incalzante e linee vocali rabbiose. Erotica la power ballad “Black Magic”, struggente, ma anche oscura ed introspettiva, coronata da un bellissimo assolo. Torna la rabbia in perfetto stile thrash furioso con “Sea Of Lies”, brano nel quale il ritornello provoca un compulsivo headbanging, uno di quelli che sacrificano irrimediabilmente le vertebre. “The Sisters Of Fate” è lineare e diretta, chiaramente tra heavy classico e Megadeth. Tracce doomy (con il fantasma di R.J.Dio) sull’efficace “Necronomicon”. Metal di matrice classica con la ben riuscita “The Final Fight”, “Threefold Return” ha risvolti epici, mentre la conclusiva “Battle Hymn” non solo celebra il metallo vero dei Manowar, ma vanta anche la partecipazione di Michael Lepond (Symphony X) e di Ross the Boss in persona, fondatore dei Manowar stessi. Certo, un brano dei Manowar non funziona con una voce femminile, ma le ragazze si impegnano e creano un tributo per nulla fuori luogo. Album bomba. Furia assassina e carica emotiva senza contenimento. “Dance With The Devil” è peggio di un virus contagioso: una subdola entità musicale che si insinua nella mente e nei muscoli, generando convulsioni, tremori ed uno stato di eccitazione fuori controllo!

(Luca Zakk) Voto: 9/10