copburzum4(Byelobog Productions) Varg Vikernes ci ha sempre creduto: in tutto quello che ha fatto mai si è piegato a filosofie non sue. Anche il suo ritorno al black metal – votato a uno stile pagano e segnato dall’atteggiamento di un cantore, prefiguratosi con “Belus” – è stato un atto sentito, ma allo stesso tempo dovuto. Proprio Varg Vikernes, che ai tempi di “Dauði Baldrs” e “Hliðskjálf” dichiarava che la sua epopea black metal era finita. “Sol Austan, Mani Vestan” è stato un ritorno all’elettronica e allo stesso tempo un ulteriore supporto alle sue tematiche antropologiche, pagane, mitologiche – ricorderete “ForeBears”, film realizzato dallo stesso Varg Vikernes e da sua moglie, Marie Cachet. Il senso della purezza, l’alfa del tutto, ogni cosa, ogni suono richiama epoche antiche e alle quali il Bardo (una volta soprannominato il Conte) si approccia allo stesso modo, sia che imbracci una chitarra elettrica sia che battezzi con le dita i tasti di un synth. “The Ways of Yore” rientra nel secondo caso: è un nuovo momento elettronico di Varg Vikernes, che si presta ad atmosfere rarefatte oppure antiche, fredde oppure melodicamente arcane. “The Ways of Yore” è qualcosa di molto semplice, eppure rappresenta un’evoluzione della fase elettronica di Burzum, un ramo della sua creatività che apparve velleitario nel 1997 con l’album “Dauði Baldrs”. Una fase che conta sempre su atmosfere sospese, opache e dipinte con tastiere minimali e melodie che lo sono altrettanto. La title track rappresenta probabilmente uno dei momenti compositivi più interessanti di questa nuova release del “Burzum elettronico”. L’ambient black metal di “The Ways of Yore” è diluito da forti momenti pagani, folk e trobadorici, i quali si unificano con grazia e trasporto in “Ek Fellr (I Am Falling)”. L’impianto sonoro resta incentrato, come già indicato, sull’uso di tastiere leggere, a volte dal timbro molto retrò, ma anche dall’impiego di chitarre vestite di effetti che ben si armonizzano con l’atmosfera generale e con gli altri strumenti a corda acustici. Quando tutti questi elementi entrano in gioco Vikernes produce i momenti migliori dell’album perché sono esempi di armonia tra epica e ricerca sperimentale. Un magnifico esempio di ciò è la ripresa della celebre “Tomhet”, qui editata come “Emptiness”. Nella sua veste elettronico-folk Varg Vikernes non eccelle in creatività, ma dietro a questi suoni è assolutamente evidente il peso di un concetto e di una ricerca tematica.

(Alberto Vitale) Voto: 7/10