(Nuclear Blast Records) Esteti della violenza e del sangue, quanto fautori di discorsi musicali percorsi da ironie balorde e grossolane. I Carcass ritornano con un nuovo album che ridesterà la massa del metal. “Torn Arteries” è un lavoro che gronda di concretezza, sbucciato da ogni tipo di crosta grezza come ormai da qualche anno la band britannica ha deciso abbandonando il marcescente grindcore degli inizi. Almeno da “Heartwork” in poi, era il 1993. Atti oscuri e malsani come “Necroticism – Descanting the Insalubrious” o l’epocale, apocalittico, infernale, rivoltante “Symphonies of Sickness” del 1989. Una registrazione con la conseguente produzione che ha visto l’album registrato tra il Rego Unito e la Svezia, la quale smussa i suoni e conferisce una dose di potenza, limando i passaggi e rendendoli ‘educati’, raffinati da ogni crosta di ruvidità. “Torn Arteries” è la diretta conseguenza di quello che sono i Carcass dal loro ritorno sulle scene nel 2007 dopo alcuni anni di silenzio. Un suonare che sa essere ruffiano a tratti, che potenzia le melodie saturandole di quella sinistra ironia, quanto di un oscuro e perverso gioco di suoni che gonfiano riff sanguinolenti, a tratti blueseggianti e comunque oscuri.  “Torn Arteries” possiede un parco ritmico eccellente perché supporta gli arrangiamenti, produce uno strato di qualità che conferisce la giusta spina dorsale al dinamismo compositivo del resto della band. I riff grossi ma svelti, agili, le sequenze melodiche brevi e laceranti, le rifiniture che ricordano l’hard rock, l’heavy e appunto il blues e poi un cantato che ringhia e appare comunque sopra le righe. Tutto quanto è la semplificazione di atrocità e pastose, oscure e decadenti abomini che la band ha saputo creare anni fa con cose tipo “Reek of Putrefiction”. I Carcass sono mostri di bell’aspetto. Ruffiani e ion maniera furba: mica roba da poco il loro suonare, quello di Jeff Walker e Bill Steer. Due volpi, due musicisti di lungo corso che hanno capito come sapersi reinventare ed essere ancora un’icona della scena metal. Con loro ancora una volta Daniel Wilding, batterista, e Tom Draper, un chitarrista novizio nei Carcass che ha ben inteso come seguire a ruota la chitarra di Steer. I Carcass ancora una volta maestri.

(Alberto Vitale) Voto: 9/10