(Metal Blade Records) Il 2020 doveva essere l’anno della (ri)consacrazione dei Cirith Ungol, che avrebbero monopolizzato nientemeno che il Keep it true facendo da headliner in entrambe le serate… sappiamo tutti alla fine come è andata. Per riempire il vuoto di questo anno e mezzo sciagurato, che ha impedito alla band di promuovere l’incredibile ritorno “Forever Black”, la band di Ventura sta aprendo tutti i cassetti: prima ne è uscito “The Orange Album”, ora questo EP che presenta quattro vecchi brani che non hanno mai trovato posto su un full-length dei nostri. Proprio di inediti in realtà non parliamo, perché “Brutish Manchild” è uscito come singolo qualche mese fa… e le altre tre canzoni erano sull’esordio dei Falcon di Greg Lindstrom. In ogni caso, sentire questi pezzi pregni dell’Ungol sound è sicuramente un piacere, editi o inediti che siano!  Rombo di motori sulla “Route 666”, brano che ricorda vagamente un classico sempre legato alle automobili, ovvero “Black Machine” (anche se il refrain è tolto da “Doomed Planet”): un up-tempo godibile con un assolo ispirato. Riff primordiale per “Shelob’s Lair”, una canzone di livello superiore con un’anima hard rock e un ritornello muscolare di classe. “Brutish Manchild” è caratterizzata da un riff particolarissimo, che impiegherete tempo per ‘digerire’, e procede poi su una trama non prevedibile, spezzettata e originale. Fra i quattro brani vince però la titletrack, una antenata di “Finger of Scorn”: aperta da lunghi fraseggi acustici, procede poi su una trama epica e stentorea, interpretata con maligno pathos da uno strepitoso Tim Baker. Godibilissimo intermezzo in attesa di una ripresa piena, “Half Past Human” non contiene nessun vero capolavoro: ma anche se parliamo di rimanenze, sono comunque quelle di una delle più grandi band heavy metal di sempre.

(René Urkus) Voto: 8/10