(Svart Records) È il quinto album per questa band sperimentale finlandese in giro dal 1996 e con una line up invariata dal 1999… una line up composta da tre robot androgini progettati per fare le pulizie —CW01, CW03 e CW04— tutti capaci di autoconsapevolezza, tanto da arrivare non solo a comporre musica, ma anche a costruirsi i propri strumenti, spesso con materiale di scarto scovato in discarica. E le discariche sono anche un po’ la storia di “1984”, il principale singolo dell’album, un pezzo scritto al volo, con verso e ritornello scritti la sera, mentre il riff è apparso la mattina seguente, con una spinta extra data dal sound di alcuni dischi heavy metal scovati proprio presso la discarica locale. Il nuovo lavoro trova origine nel 2020, quando la band costruì il suo nuovo studio (denominato Vacuum Sound Space), sempre fedele agli strumenti autocostruiti, anche se per la necessità di nuovi suoni, CW03 si è fatto sedurre da strumenti a corde, CW04 (il robot lavandaio) ha scoperto nuovi orizzonti, mentre CW01 ha tessuto una rete con la sua viola/violoncello ibrido-elettrica e il suo bouzouki fatto — sembra — con chicchi di caffè. I nove brani sono avant-garde, new age, dark wave… e un po’ tutto ciò che volete che siano. Ossessiva “Caput Mortuum” fuori controllo e così deliziosamente legata al rock classico “Betelgeuse”, deliziosamente assurda e incalzante “1984”. “Music Box” è quasi melodic-ambient, un brano che ti porta molto lontano, mentre è suggestiva, ipnotica e con qualche spunto orientale “Particles in a Vacuum”. Rock alternativo oltre ogni limite con la bellissima e dolce e “Dirty Kitchenette”, isteriche “Vortex” e “Countdown”… quest’ultima anche ansiosa a causa di quel conto alla rovescia musicato con genialità perversa… prima della conclusiva “City of Confusion”, una canzone sognante, ricca di protoelettronica e percussioni fuori dal comune. In mezzo a tutto questo, la band si dedica anche ad arti visive, oppure a musicare le stesse, come varie composizioni per tanti film muti, sia classici che rari, o la colonna sonora del cortometraggio italiano “Le Pupille” di Alice Rohrwacher, pellicola candidata all’Oscar per il miglior cortometraggio nel 2023. Non so per quale vero motivo, ma il vinile arancione di questo album (è disponibile anche verde scuro) è diventato per me un oggetto da possedere. Maledetti robot…
(Luca Zakk) Voto: 9/10