(Andromeda Relix) Attivi già da un po’ di anni, i Closer arrivano al secondo album. Di solito le seconde opere hanno il pesante fardello di confermare o smentire, a seconda dei casi, quanto esposto nell’opera precedente. Ho ascoltato quindi il disco d’esordio e devo dire che i passi avanti ci sono stati. Il genere è di per sé ‘semplice’, una sorta di versione leggermente più melodica dei Dream Theater che a tratti si lascia andare a deboli reminiscenze thrash. Non certo musica semplice da suonare, ma i nostri dimostrano una certa disinvoltura nell’esecuzione dei pezzi, a cominciare da “Here I Am”, la traccia di apertura. Una traccia onesta, leggermente ruffiana. La voce pulitissima ricorda a tratti il cantato dei Dream Theater e diciamo che voce più adatta al genere proposto non potrebbe esserci. Già con la successiva “Illusion” la parte melodica sembra crescere esponenzialmente ma ci pensa “Mistakes” a far tornare i nostri su territori decisamente più veloci e incazzati. Il disco segue sulla falsa riga l’alternarsi della pesantezza ascoltato nelle prime tracce: canzoni molto melodiche si alternano a episodi più corposi e graffianti, senza mai comunque rinunciare alla parte melodica. Di sicuro “Event Horizon” è un disco riuscito, ma pecca di poco coraggio da parte degli italiani, sempre troppo aggrappati a stilemi fin troppo funzionali per l’ascoltabilità immediata ma mai incisivi o personali fino in fondo. La loro resta comunque una buona prova da studio, pur non entrando il disco tra i più originali che ho ascoltato.

(Enrico Burzum Pauletto) Voto: 7,5/10