(AFM Records) Communic capitolo 5. Dopo il tris d’assi dei primi tre album, i norvegesi avevano osato troppo, o forse troppo poco, con quel “The Bottom Deep” del 2011 che aveva snaturato di colpo il suono peculiare del gruppo e rischiato di mandarlo in frantumi. Ma da buoni musicisti quali sono, i nostri hanno fatto ammenda riconoscendo l’errore. E allora pensa e ripensa e gli anni son passati. Per la verità le registrazioni son cominciate nell’ormai lontano 2014, ma la gestazione è stata lunga e travagliata. Il motivo? Penso che i nostri siano andati cauti ma senza voler tornare al calduccio dei propri canoni estetici plasmati con i primi tre top album. E lo dico sia con cognizione di causa, sia perché ho ascoltato più e più volte il nuovo lavoro e posso dire che i Communic son tornati sui binari. O meglio, han preso in mano la manopola della caldaia e han dato pressione alla camera di combustione della locomotiva. Il fumo nero e denso è ripartito e la macchina è stata oliata a dovere. “Where Echoes Gather” non ha un nome a caso, visto che alcune delle idee ivi espresse, sono antecedenti al debutto del gruppo, qui però rielaborate per l’occasione. La struttura del lavoro è salda, ben calibrata, con la prima traccia a mettere in chiaro che il gruppo è tornato, in forma e pronto a dire la propria con quel prog mischiato al thrash a mio avviso fin troppo superficialmente associato ai Nevermore. Chiusa quindi la parentesi con “The Bottom Deep” possiamo riaccogliere un gruppo che ha ritrovato le proprie coordinate stilistiche. “Pulse Of The Earth”, nelle sue due parti, è la canzone che riassume al meglio il lavoro col suo mischiare una vena smaccatamente melodica ed un gusto maliardo per le strutture canzone articolate e dal lungo minutaggio. Forse rispetto al passato la componente prog si è rinforzata a danno magari di brani un po’ più lineari e dalle linee melodiche vagamente più prevedibili. Ma il lavoro non stanca, anzi. Scorre fino alla fine senza intoppi e l’unica pecca a parer mio, è la mancanza di una ballatona da urlo come invece si poteva trovare nelle prime tre opere.

(Enrico Burzum Pauletto) Voto: 8,5/10