(Nuclear Blast Records) Estremi, contorti, aggressivi. Post-metal, hardcore, black metal, doom… la band inglese non ha paura dei limiti, se ne infischia dei confini, spingendo una generale aggressività sonora in ogni direzione, devastando e mietendo vittime senza prendere alcun prigioniero. “Unself” è un titolo perfetto, poiché la tematica dei testi ruota attorno a questioni personali del cantante/chitarrista Dani Nightingale, che si definisce non binario e ha ricevuto una diagnosi di autismo, fattori che hanno iniziato a sgretolare la sua visione di collocazione nel mondo. Geniale l’intro title track, agganciato all’incalzante “All Apart”, brano che imposta quel senso autoconflittuale poi sviluppato nel resto del disco. Incisiva e destabilizzante “There Is No Warmth”, favolosa “Let Us Live”, anticipata dal lungo intro “A Plea”, con un sample vocale di Carla Antonelli, attrice e attivista spagnola per i diritti delle persone LGBT. Introspettiva e pregna di isterismo “Hang Them In Your Head”, oscura “Foreclosure”. In chiusura “This World Is Not My Home”, un geniale adattamento di una vecchia canzone gospel, brano fulcro per quanto riguarda la non appartenenza e l’essere – o sentirsi – diversi. Un album brillante, incisivo, impattante. La sua forza non risiede in una rivoluzione o in una novità dal punto di vista sonoro, come accadde per il precedente “Páthos”, ma piuttosto nel significato, nei significati, in una maestosa espressività concettuale, sapientemente dipinta in dimensione musicale, recitata, poetizzata, urlata, gridata… e, in certi casi, appena sussurrata.

(Luca Zakk) Voto: 9/10