(Unorthodox Emanations) A due anni dall’ottimo full length “Death.Chaos.Void”, tornano gli spagnoli Akouphenom con questo EP che potremmo considerare come una sorta di spin off dell’album, visto che i brani sono nati durante le medesime sessioni, figlie quindi dello stesso processo creativo. La ferocia e la brutalità con cui la formazione galiziana si approccia ai brani non fa altro che rendere giustizia al moniker scelto, visto che ‘Akouphenom’ può essere tradotto come ‘acufene’, in riferimento alle conseguenze uditive riportate assistendo alle intense performance dal vivo della band. Il black metal proposto è infatti reso ancor più abrasivo e lacerante dai frequenti inserti noise che creano un muro sonoro impenetrabile e devastante, contrapponendosi ed allo stesso tempo fondendosi armoniosamente con i lugubri e desolanti rallentamenti doom che di tanto in tanto fanno capolino, creando una sensazione di inquietudine e mestizia allo stesso tempo. Tutte queste caratteristiche le troviamo nell’opener “Absurd of the Arkhe”, dodici minuti di pura malvagità tradotti in musica attraverso un riffing affilato e chirurgico sul quale si staglia lo scream a metà strada tra il posseduto e il disperato di DraGon, dotato di una timbrica teatrale e gelida allo stesso tempo. La parte centrale è lenta, claustrofobica ed ancor più impenetrabile, rendendo ancor più straziante la sfuriata successiva, tra accelerazioni brutali ed assoli lancinanti. “Extrema Uncion” parte come un treno incontrollabile in piena corsa, per rallentare quanto basta per evitare di deragliare proprio nel momento in cui la velocità sembrava prendere il sopravvento. La parte centrale abbassa infatti i BPM in favore di una solenne e macabra epicità, con la voce straziata in grado di mettere i brividi. La sensazione di angoscia e claustrofobia tocca il proprio apice con “Abismo”, brano che ci trascina come indicato dal titolo in un abisso malsano, folle, con quel riff straziante ripetuto spietatamente all’infinito. “Limbo” è una lunga outro strumentale, una spettrale quanto dolce melodia di pianoforte in chiusura di un lavoro oscuro, angosciante ma allo stesso tempo decisamente affascinante.
(Matteo Piotto) Voto: 8,5/10