(Buil2kill Records) Ho avuto il piacere di seguire gli ultimi due lavori dei Coram Lethe, cioè “A Splendid Chaos” del 2009 e in un secondo momento “The Gates of Oblivion” del 2004 ed ora con il nuovo “Heterodox”,  posso confermare che i toscani nel tempo hanno realizzato una crescita stilistica considerevole. I Corams hanno subito cambi di line-up, ad esempio è passata in formazione anche Erica Puddu, ora sostituita da Gabriele Diana, ma anche l’opportunità di suonare in giro, per esempio al Gods Of Metal e al Metal Valley, e con la compagnia di gente come Dark Funeral, Deicide, Entombed e altri. Perché tutta questa quantità di informazioni biografiche? Perché la band è cresciuta, nettamente; inoltre c’è ancora oggi la possibilità di intravedere qualcosa dello spirito primevo. “Heterodox” è death metal fluente, con dosi di tecnica nemmeno troppo ossessiva e dove l’apice stilistico arriva in “Bare”, dove la seconda metà è un atto di rock progressive della migliore tradizione. L’elemento progressive che, ripeto, sembra portare la band più verso il versante del rock, prima ancora del metal, è presente anche in “Waxed Seal”, con la comparsata (si, davvero breve) dell’hammond e un ritmo scoppiettante ad accompagnare. “Monolith Radiant” è mutazione, forza heavy metal, melodia rock. Qualcosa di loro potrebbe avvicinarli ai Mastodon (per usare un modello di paragone), ma lo spettro del prog-techno death metal si agita sullo sfondo dei pezzi: in “The Stench of Extinction” (belle le sue tastiere in stile mellotron), “The Anticompromise” o “Light in Disguise” eppure non sono mai totalmente death perché sempre compromesse con il rock. Stili, suoni, passaggi melodici, tecnica, controtempi, blast beat, senza mai apparire troppo sbiellati e nemmeno troppo vincolati a certo progressive scandinavo, del quale ormai ne abbiamo piene le tasche. Riconoscendo comunque che in qualche canzone brillano essenzialmente un paio di passaggi, rispetto alla totalità dell’insieme, ma l’impasto tra gli elementi fino ad ora citati è fatto con equilibrio e come sempre accade ci vuole cautela, quando si tratta di album con la spiccata attitudine prog, e qualche ascolto attento e reiterato per capire fino in fondo ogni sfumatura. Proprio la conoscenza del loro materiale precedente mi permette però di promuovere senza dubbi “Heterodox”, lavoro concepito in Italia e finalizzato nel mastering presso l’Hertz Recording Studio. La musica è ben racchiusa nella copertina di Olio e nei disegni del booklet di G. e F. Gianni.

(Alberto Vitale) Voto: 7,5/10