copcorbeaux2(autoproduzione) Ho conosciuto i Corbeaux grazie a uno split con i Volt Face (QUI recensito e QUI intervistati). Autori di un post rock che ha connotati esclusivamente strumentali, le atmosfere dei francesi rievocano uno stile che spesso sa di colonna sonora. “7th Avenue” in questo caso è un buon esempio di quanto scritto: quei crescendo tremuli e pieni di pathos sembrano una perfetta base emotiva per delle immagini. Il brano raggiunge un climax molto duro che dà l’idea andare un po’ oltre il rock e testimonia quanto la band sappia essere efficace anche se alza il tiro del ritmo e della durezza. “Hit the Head” è un viaggio di quaranta minuti che lascia scorrere diversi scenari e momenti. Un fluire di immagini virtuali, in suoni che ipnotizzano, pur essendo questi sodi, forti, energici. Ottima batteria, registrata con pulizia e la sua totale pienezza. Stacchi puliti, scansioni nette e vivaci. Il basso è ben udibile e le chitarre cantilenano soavi oppure sfilano come frecce affilatissime. Alcune parti dei brani sembrano contraddistinguersi non solo per delle melodie accattivanti o per i crescendo dei quali il post rock se ne serve abbondantemente, ma anche per via di un gioco dei suoni e delle distorsioni che tendono a mutare il viso al clima generale, sconfinando quasi nel post metal. La struttura dei brani in molti casi prevede un incipit, poi uno sviluppo che arriva a quei famosi crescendo, un’esplosione verso fasi più ruvide e la loro sensibile fine. Non è sempre così, certo, “Where Is Dave” per esempio ha una densa sezione centrale che gioca con la psichedelia, oppure capita che spunti un cantato improvviso e inatteso nel brano di chiusura “Ezimpurkor”, dove la band essenzialmente si colloca nei territori del post metal, a causa di un clima caotico e con tocchi molto più potenti. Forse meno cinematografici dei brani uditi nello split “The Meeting Point”, ma i Corbeaux con “Hit the Head” tendono ad essere più nitidi e affinano al meglio il proprio lato rock rispetto a quello post. Più logica evoluzione, atmosfere garantite, ma il peso dei suoni ha preso una centralità importante. Se le registrazioni e il missaggio curati da Amaury Sauvé hanno ben colto l’essenza dei Corbeaux, la masterizzazione di Magnus Lindberg (Cult Of Luna e tanti altri) vi ha apposto un sigillo definitivo sullo spessore musicale di questo lavoro.

(Alberto Vitale) Voto: 7,5/10