copcraftycell(Qua’ Rock Rec.) Crepuscolari nel dark wave, freddi ma eleganti nell’industrial, mutevoli nell’elettronica: ogni aspetto del sound dei Craftycell è qualcosa di vasto, ma dai contorni comunque definiti e chiari. Sintetizzatori e programmi, elettronica varia, il basso e la chitarra, sono attori di una trama musicale mesta, triste. C’è grigiore in “The Swimmer”, ma non da meno qualcosa che equipara ogni secondo ai sogni, alla mente che immagina e evade. “My Rising Tide” e “Inner Rush” si assestano sui poco oltre tre minuti, ma il resto supera i tre e mezzo e i quattro minuto, con “Awakened” che giunge a quattro e trequarti, a dimostrazione di uno schema compositivo bilanciato. L’atmosfera è vacua, rarefatta, ma trova anche sbocchi per addensarsi in situazioni come “Inner Rush”, la ribollente “Argonaut”, momenti in cui la chitarra offre qualche scarica e i tempi sono più marcati, ma non distanti da un clima generale governato comunque dall’elettronica. Gesti alternative ed elettronica convivono in una coesistenza con alla base un dark wave agile: una formula che è l’algebra di “The Swimmer”.

(Alberto Vitale) Voto: 7,5/10