(I, Voidhanger Records) Attivi ormai da sette anni, i francesi Creatvre (in precedenza si chiamavamo Creature), giungono al prolifico traguardo del quinto album (senza contare gli EP), cosa che li rende molto attivi… o per meglio dire molto attivo, visto che si tratta della one man band di Raphaël Fournier, anche bassista degli Slaves of Imperium. Il suo metal avant garde, elettronico e industriale si sposa benissimo con le tematiche trattate, ovvero un mondo dove ormai il genere umano è una reliquia di se stesso, un impronta sul silicio li quale è la nuova frontiera della vita e dell’esistenza, verso un percorso cyber-industriale, sempre sull’orlo di un collasso contrapposto alla naturale resilienza della nostra specie. I brani spaziano dal prog elettronico ad un quasi black sinfonico, ricchi di elementi industrial, di space rock e di una così vasta gamma di sonorità da rendere il tutto impattante, coinvolgente, travolgente, anche se a tratti troppo omogeneo. Drammatica e trionfale “Syntropie”, ricca di melodia “Hope Inc”, cinematografica “Plus Humain”, tanto che brani quali “Chant des Limbes” crescono diventando pura teatralità in musica. Introspettive ma con un’indole gloriosa “R+X” e la più aggressiva “810-M4SS”. Oscura “Toujours en Bas”, ricca di divagazioni prog “Diffamation”, prima dell’imprevedibile e conclusiva “Shaïna”. Un disco registrato eccellentemente, con arrangiamenti ricercati e super efficaci, forse a tratti incapace di mantenersi innovativo, comunque un disco grintoso che diventa la colonna sonora di un mondo nel quale gli umani si auto annullano, auto cancellano, con una programmazione sistematica da aprte di chi detiene il potere. Perché ormai non ha più senso esistere come esseri in carne ed ossa, come creature biologiche, in un mondo che ormai vive autonomamente, senza il nostro controllo, senza la nostra influenza. Non esiste speranza, non esiste salvezza, perché non c’è più nulla dal salvare. Una via di fuga? La ribellione, ormai solo mentale, seppur collettiva… ma sarebbe una fuga verso gli abissi, visto che è così confortevole qui dentro, coccolati dal ronzare incessante delle macchine, controllati da un’intelligenza che ormai ci domina, ci annienta, vagando senza controllo nel desolato universo digitale, che rappresenta la nostra pace e la nostra prigione.
(Luca Zakk) Voto: 7,5/10