(Napalm Records) Che bomba! Seguo i Crematory dagli albori e la loro musica mi ha esaltato nel passato, fatto sperare poi, deluso successivamente… fino a quella che io definisco l’alba della rinascita, ovvero “Oblivion” del 2018 (recensione qui). Ma dopo esser risorti due anni fa ora sono decisamente decollati, con immenso fragore, nuovamente in l’altro, grazie ad un nuovo album micidiale, catchy, sensuale, provocante e dannatamente irresistibile! Line up quasi immutata rispetto al disco precedete: ma è quel ‘quasi’ che stupisce, non tanto per il nome coinvolto, ma per la mostruosa resa ed efficacia! Il chitarrista e clean vocalist Tosse Basler è infatti stato sostituito da Connie “Connor” Andreszka (polistrumentista ed ex bassista dei Mystic Prophecy) e, diamine, la sua voce è una cosa favolosa, specie alternata ed affiancata al profondo growl del mitico Felix, una voce clean immensamente più potente di quella del precedente vocalist, una voce coinvolgente che ambisce più spazio, magari in campi heavy/power metal… genere nel quale troverebbe scenari di trionfo con gloria infinita! La title track apre con molta elettronica per un pezzo cattivo, pesante, pomposo ed esplicitamente autobiografico. Il livello si innalza con “Awaits Me”, brano vigoroso, con un ottimale mix di elettronica e metal, un’ottimo growl e nel ritornello un duetto micidiale! “Rise And Fall” è uno dei maggiori punti di forza del disco, con duo vocale superbo e quel ritornello indimenticabile che vuole essere cantato ad alta voce. “Behind The Wall” si butta sul digitale, sul dark beat, ma non dimentica di farsi sferzare da chitarre taglienti. Malinconica “The Kindgom”, “Inside My Heart” apre con un duetto epico, per poi lasciarsi andare a tastiere trionfali che esaltano una bellezza in chiave drammatica. Tagliente “The Downfall”, canzone con ottime chitarre, specialmente quella solista, inquietante e vagamente Rammsteiniana “My Dreams Have Died”, con un’altra superba performance del clean vocalist. Sotto tono “I Am”: ben fatta, certo, mostra anche dettagli originali, magari più rock che ‘Crematory’ tuttavia, diciamocelo, è sostanzialmente una filler. “Broken Heroes” invece è brano più classico, marcatamente gothic, ricco di elettronica suggestiva e non invasiva…con un bel testo, graffiante nelle parti di Felix, sublime nei versi affidati a Connor. Si sale di livello con “A Piece Of Time” pezzo frizzante, ricco di divagazioni NDH, con un ritornello drammatico e decisamente tuonante. “Voices” è un gran brano in stile Paradise Lost dell’epoca elettronica, pulsante, travolgente, con ancora una volta un duetto vocale ‘botta e riposta’ di altissimo livello. “Abduction” scivola dentro la mente, nelle vene, occupando con prepotenza ogni spazio vitale, mentre appare più rabbiosa e melodica “As Darkness Calls”, prima della struggente e conclusiva ballad “Like The Tides”, tutta costruita attorno alle keys, al pianoforte e alla poderosa voce di Connor impegnata in un bellissimo testo. Nella title track lo dicono chiaramente: «Ciao, siamo tornati… ma non ce ne eravamo mai veramente andati. Canzoni per le masse e per coloro che ci supportano davvero»: questi sono i Crematory. Personali, efficaci, catchy e con quella loro dimensione di originalità la quale è ancora presente dopo ben ventinove anni di storia! A qualcuno ho detto: «c’era una volta un tempo durante il quale amavo i Crematory». Mi è stato risposto: «c’era una volta un tempo durante il quale tutti li amavamo!». Ed io ora voglio aggiungere: amiamoli ancora! Tutti noi! I Crematory sono definitivamente tornati!

(Luca Zakk) Voto: 9/10