(Fastball Music) Terzo album dopo sei anni dal precedente e nel totale di una ventina e più di anni di esistenza della band. Il passare del tempo non sfinisce l’entusiasmo quanto il savoir faire dei Crown Of Glory, ben saldi a tirate sia AOR che power/heavy metal. La forza dei ritornelli è innegabile nelle intenzioni dei Crowns, come testimoniano quelli di “Glorious Night”, “Something”, “Master of Disguise”. Non da meno certi fraseggi e assoli di chitarra valorizzano scenari andanti, cavalcate appena epiche e nelle quali il binomio synth-chitarre crea intrecci interessanti. Nonostante ciò i suoni e gli effetti delle tastiere sono incostanti nella resa. Per un’ora la band porta a livelli più alti il lato power senza però mai essere del tutto una power metal band. Melodie fiere e solenni si alternano ad altre piene di pathos, con lampi di brio e momenti più docili, meno arrembanti e principalmente melodiosi alla Freedom Call. Qualche canzone è più ‘easy’ di altre, che arrivano a essere più costruite, strutturate. “Something” vede la partecipazione di Seraina Telli, ex Burning Witches, oltre a contribuire anche ai cori di “Make Me Believe”, con il risultato di creare un momento unico nell’ora di musica dell’album. Tuttavia la Telli, in coppia con Hene Muther, non cambia la sostanza di quanto si ascolta in “Ad Infinitum”. Le canzoni sono riuscite e con pochi ascolti si metabolizza tutto, eppure alla fine resta l’impressione che nessuna di queste riesca a spiccare più del dovuto o di altre. “Surrender” vi riesce, perché è una ballad, perché ha toni ‘malinconici’ e dunque ha un’impronta forte e ben diversa da altre. Rappresenta il tipico brano di rottura rispetto al resto. “Ad Infinitum” è comunque piacevole, Hene Muther ha una voce adatta a tutto questo e sommariamente è del genuino heavy metal, melodico, potente, e ‘album oriented radio’ fatto da musicisti del tutto genuini.

(Alberto Vitale) Voto: 7,5/10