(Pulverised Records) L’opener e title track ha atmosfera, è solenne, condita di una melodia reiterante che serpeggia in questi oltre sei minuti con grazia, lasciando il passo a qualche riff sabbathiano e a un generale heavy pulito, coinvolgente e dai tratti doom. Tuttavia è il thrash metal il vero terreno d’espressione degli svedesi Cucifyre, come dimostra il seguito dei pezzi. La band nel suo verso è in Scandinavia una piccola istituzione in fatto di thrash metal. Un thrash dalle tinte oscure, dark, plasmato a seconda dei casi e ben espresso da due buoni album, “Infernal Earthly Divine” e “Black Mafgic Fire”, che hanno permesso al gruppo di Stoccolma di farsi una certa reputazione. “Post Vulcanic Black” è il prodotto di una band in forma, consapevole delle proprie capacità, desiderosa di spaziare in fatto di stile o quanto meno nei toni da dare ai pezzi. Yasin Hillborg alla batteria è formidabile. L’ex Afflicted sa il fatto suo, sorregge il muro delle sei corde e si lancia in scatti che rivitalizzano i momenti dell’album. La band presenta nuovo bassista e nuovo cantante: Cristian Canales e Karl Buhre, con il secondo già nella band per il precedente lavoro per le tastiere e cori. Il suo tono di voce è opaco, grigio, un sussurro a volte, ma nella media grintoso e vibrante. “Post Vulcanic Black” corrode la mente dell’ascoltatore, attraverso la continua somministrazione di riff e pattern ritmici e, non da meno, squarci melodici dominati dalla voce.

(Alberto Vitale) Voto: 7,5/10