
(Terratur Possessions) ‘Cantavamo nel vuoto. E il vuoto rispondeva cantando’. Benvenuti al secondo album dei Darvaza! Nell’oceano senza confini delle band black metal che interpretano il genere nelle sue innumerevoli varianti, credo si possa dividere facilmente l’intera scena in due macro-settori: da una parte le band più filosofiche che si sono fatte trasportare da qualsivoglia evoluzione sonora e tematica, dall’altra quelle che sono rimaste pure, essenziali e fedelmente sataniche! Il duo italo-norvegese Darvaza appartiene senza dubbio a quest’ultima categoria, cosa che i testi di “We Are Him” confermano con fermezza e oltre ogni ragionevole dubbio. Attorno a questa devota adorazione dell’oscurità, illuminata solo dalla fiamma del peccato, i Darvaza mettono in atto un patto musicale diabolico: riff penetranti e incalzanti, capaci anche di scendere di intensità ritmica, aumentando tuttavia l’oscena potenza, la dissacrante energia rituale in grado di evocare ogni spirito e ogni forza appartenente al mondo dell’oscurità e della fiamma eterna. Favolosa è “Slaying Heaven”, con quell’atmosfera accentata dalle tastiere, ma esaltata ulteriormente da un mid-tempo superlativo. Anche “Lazarus” riesce a celebrare il male con ritmiche profonde e pesanti, mentre l’opener “Holy Blood” sfoga tutta la rabbia con riff laceranti e poco amichevoli. Si presenta tuonante e marziale “A Last Prayer In Gethsemane”, è contorta “Chaos.Fire.Devotion”, ricca di tecnica “Blood Of No-One”, monumentale l’autocelebrativa e conclusiva “Darvaza”. Registrato con cura, qualità e attenzione, “We Are Him” è black metal di una purezza destabilizzante. I Darvaza non nascondono minimamente la loro fede nelle arti oscure e, citando un verso dell’incisiva “Slaying Heaven”, tutto diventa assurdamente chiaro, diabolicamente mistico e drammaticamente inequivocabile: ‘Io sono il Caos Questo è ciò che sono!’
(Luca Zakk) Voto: 8,5/10




