(Century Media) Da qualche anno la band francese sembra segnare il passo. Nessuna involuzione, piuttosto un ripetere se stessa. Il ripetersi è un qualcosa di fisiologico e arriva in tutte le band di questo mondo. “Black Nova” in un certo senso non offre un apporto nuovo al sound della formazione francese, pur essendo un album alquanto possente e veicolato da un songwriting che esalta molte peculiarità dei Dagoba. A questo però si unisce anche qualche aspetto meno convincente, come l’inserimento di cori e tagli melodici, in sostanza nei ritornelli, che rendono un contrasto acerbo tra la loro pulizia e la durezza generale del cantato. Qualsiasi sia lo scopo della band di Marsiglia, questa soluzione potrebbe far storcere il naso a una porzione dei fan e comunque all’ascoltatore di stampo metal in generale. Per quanto i pezzi abbiano una struttura dura, con un umore potente, spinto, i Dagoba sparigliano nei pezzi interventi di elettronica che spesso fanno da contrasto al clima metal generale. Ecco che i momenti che ricordano Soulfly, Lamb Of God e Machine Head, vengono spostati da soluzioni futuristiche, grazie a un’elettronica ridondante. Le situazioni appena evidenziate per quanto possano incontrare le perplessità di chi scrive, appaiono comunque nel quadro delle caratteristiche salienti di “Black Nova”. Album ben prodotto, curato, livellato nei suoni pur rendendoli pieni e di sostanza. La band non eccede nella perfezione che lacca la musica, mettendo in mostra la proverbiale forza che ha da sempre caratterizzato ogni sua scelta. Il lavoro svolto alla fine permette di assimilare l’album con facilità. “Black Nova” per certi aspetti è una versione moderna di quello che sono i Dagoba.

(Alberto Vitale) Voto: 7,5/10