copdaekspace(Avantgarde Music) Una malvagità che proviene dagli abissi infiniti dello spazio. Malvagità siderale, brutale, fredda, incompatibile con la vita. I Darkspace sono sempre stati assurdi, incomprensibili, ma brutalmente diretti. Ogni loro canzone ha lo stesso titolo (“Dark”) differenziato solo da un numero di versione, composto da due cifre: il numero dell’album ed il numero di canzone (progressiva, dalla prima del primo all’ultima dell’ultimo). Originale. E freddo. Freddo come la loro musica. Glaciale come le atmosfere spaziali che riescono a creare. Atmosfere dove il terrore dell’ignoto, la paura dell’infinito, l’angoscia dell’incomprensibile si manifestano in una palese esibizione dell’orrore generato dalla rivelazione di un misticismo astrale, assurdo, disumano. Tre sono i letali album che hanno composto. Ma esiste un prologo. Un anticipazione della devastazione. Ciò che viene prima, ciò che fu, prima dei tempi, prima della progressione. Esisteva un demo. Due tracce (rispettivamente sedici e dodici minuti), pura apocalisse. Vengono riproposte, ripubblicate dalla label. Vinile e CD. Imperdibile. Questa riedizione, che comprende una nuova registrazione ed un nuovo mixaggio, non scappa alla terribile logica numerica. L’album è ciò che precede il ground zero sonoro che gli svizzeri hanno saputo generare negli anni: questo è l’album ‘meno uno’. E nella loro brutale logica i pezzi sono numerati di conseguenza: il primo denominato “Dark -1.-1”, il secondo “Dark -1.0”. Punto zero. La fine della premessa, l’inizio della terribile storia. L’alfa dell’omega a venire. Musicalmente si tratta del lato oscuro del black metal, violento, grezzo, ossessivo, con massicce influenze industrial caratterizzate da una overdose di samples inquietanti che rendono l’ascolto una pura esperienza senza confini, senza limiti, una versione marcia e corrotta di qualsiasi concetto ambient espresso prima. Un prodotto che può solo essere definito di culto. Certo, la versione digitale è liberamente scaricabile dal sito dell’etichetta, ma possedere qualcosa del genere, magari in vinile, è un piacere riservato a pochi eletti e maledetti intenditori.

(Luca Zakk) Voto: s.v.