copdarksymphonica(Autoproduzione) Dalla lontana Australia arriva il debut dei Dark Symphonica, formazione che, come è facile immaginare da monicker, copertina e foto promozionali, propone un mix musicale vicino a quello di Nightwish, Epica e compagnia female-fronted. Un gothic potente, che accoglie sia elementi dark che altri power, caratterizza l’opener “Chains of Misfortune”; ma non è al top il cantato di Sam Wolstelnhome, che talora offre l’impressione di sforzarsi troppo. Dopo una intro acustica, “Farewell” introduce orchestrazioni potenti; “Envy” inizia a velocità impressionanti, con una batteria praticamente black metal, ma rallenta poi sfumando in un brano gothic/power di buon impatto, con una interessante coda strumentale. Anche di “Apophis” colpiscono soprattutto i furiosi passaggi strumentali, a ulteriore testimonianza del problema (non insormontabile, ma presente) del disco, ovvero la singer, che è certamente bellissima, ma soffre il confronto con più illustri colleghe. Nei dieci minuti e mezzo di “Estrella” succede un po’ di tutto, ma principalmente direi che siamo dalle parti degli Epica o dei Visions of Atlantis; la suite conclusiva “Goliath” di minuti ne dura quattordici, ha un bel giro portante ma anche dopo diversi ascolti non c’è un elemento che si fissi davvero nella memoria. Un disco che, in fin dei conti, è riuscito a metà, ma che potrebbe comunque attirare l’interesse dei fanatici del gotico ‘pompato’, e mostra in ogni caso buoni margini di miglioramento.

(René Urkus) Voto: 6,5/10