(Century Media Records) Dopo trent’anni di attività, a quattro anni dal precedente “Atoma” (recensione qui ), giungendo al dodicesimo album, i Dark Tranquillity sono sempre loro, anche se profondamente rinnovati, specialmente per quanto riguarda la line up, la quale ora vede solo Stanne e Jivarp come membri storici, oltre che Brändström ormai costante alle tastiere da due decenni. Il bassista Iwers rimane, dopo aver debuttato con l’album del 2016, ma in questo bizzarro 2020 i Dark Tranquillity presentano una novità: se ne è andato lo storico ed originale chitarrista Sundin (impegnato con il suo progetto Mitochondrial Sun, oltre che con il suo studio grafico Cabin Fever Media… ed infatti anche questa copertina porta la sua firma) e al suo posto entrano in formazione ben due chitarristi, ovvero Christopher Amott (ex-Arch Enemy, ex-Armageddon, ex session dei Machine Head) e Johan Reinholdz (Andromeda, Nonexist), tornando alla formazione con due axe man, rievocando l’accoppiata storica Niklas Sundin/Fredrik Johansson dei tempi d’oro, formazione con la quale la band ha pubblicato dischi grandiosi. I due nuovi membri iniettano nuova energia, anche creativa, nella band di Stanne & Jivarp, materializzando un album fresco, potente, molto orientato alle chitarre ma comunque con un sound indubbiamente ed indiscutibilmente marchiato Dark Tranquillity, portando avanti la tradizione verso il quarto decennio di vita. “Phantom Days” è subito pungente e i due chitarristi si fanno sentire forti e chiari. Trionfale “Transient”, ma anche grintosa ed ancora una volta corredata da ottimi assoli. Ottima la performance di Stanne nella drammatica “Identical To None”, mentre “The Dark Unbroken” è uno di quei brani suggestivi che i Dark Tranquillity sanno comporre, quei brani pulsanti ma malinconici, con le classiche due linee vocali, cosa che diventa più affilata con “Remain In The Unknown”, ancora una volta un pezzo con chitarre soliste notevoli. Scorrevole ed emozionante “Standstill”, tuonante e tetra “Ego Deception”, mentre si intrecciano rabbia ed angoscia su “A Drawn Out Exit”. Un tocco più dark su “Eyes of the World”, un tocco che diventa più heavy su “Failstate”, un pezzo con tastiere seducenti e riff molto decisi. Contorta e ribelle “Empires Lost to Time”, prima della conclusiva “In Truth Divided”, una dark power ballad molto struggente e toccante. Disco ben fatto, molto curato, ricco di dettagli, con una indubbia inclinazione verso le chitarre, specialmente soliste. Tuttavia la rinascita iniziata con “Construct” e poi confermata con “Atoma”, ora torna ad uno stato in un certo senso acerbo. Sono cambiati gli elementi, quindi la band risulta più aggressiva ed impulsiva, i due nuovi chitarristi per quanto si adeguino alla tendenza musicale della band, si mettono in evidenza, regalando molta musica ma in un certo senso togliendo certi dettagli magici che hanno reso grande la band svedese. “Moment” è un ottimo ma non regala quei momenti estremamente intensi ai quali siamo abituati, l’ultimo dei quali -senza dover scavare nel passato- fu “Forward Momentum” dalla precedente fatica. Dodici bellissime canzoni, certo, musica di altissimo livello, senza dubbio… ma non sono i brani memorabili che hanno reso unici i Dark Tranquillity.

(Luca Zakk) Voto: 7,5/10