copdaveb15(Hawkward Records) In ambito letterario un’epifania è un momento rivelatore, un istante in cui qualcosa – un oggetto, un fatto, una persona e così via – rivela il proprio significato autentico. È un momento denso di significato. In un certo senso “Brockworld” è un’epifania: momento rivelatore dell’arte della vita di un uomo che viaggia attraverso le stelle e il tempo. David Anthony Brock ha 75 anni e dirige da sempre una delle più grandi band della storia del rock, gli Hawkwind. David è l’ultimo superstite degli alieni del rock, l’unico a mandare ancora avanti e in modo fiero la tradizione di questa band che ha definito le coordinate dello space rock, tanto per essere sintetico. Per la quarta volta solista con questo album Brock vi semina dentro quindici pezzi o, più concretamente, dei momenti e delle idee sbocciate all’improvviso: delle epifanie appunto. Frammenti appunto, esclusi da altre pubblicazioni o giacenti in un cassetto chissà da quanto. Eppure è ben vivida la sensazione che ogni nota è parte di un viaggio che dura da anni. “Brockworld” è il continuum di un flusso sonoro sul quale Dave Brock lavora da decenni e che si protende in avanti, nel tempo. La prosecuzione di un viaggio entro il quale il suono si sviluppa rigoglioso e misterioso, elettronico e rock, ampio e melodico, astrale e perduto. Dave Brock non presenta sostanziali novità: quelle le ha già create e offerte in dono a tutti. A lui ora non resta che muoversi nello spazio, mentre il tempo scandisce i suoi 75 anni di esplorazioni e divagazioni che hanno creato musica immortale. Dave Brock non stupisce, non inventa, ma produce come al solito quei suoni evoluti e futuristici, sparpagliati in canzoni, pezzi strumentali, frammenti improvvisi, divagazioni, rotture, riprese. Uno scrigno, questo “Brockworld”, colmo di illuminazioni istantanee, epifanie… Rivelazioni di un’idea o di un’immagine che l’autore ha seguito senza pensarci troppo, riuscendo a trovare le misure giuste per tenere tutto insieme.

(Alberto Vitale) Voto: 7/10