(My Kingdom Music) Black metal e folk. Un abbinamento in apparenza troppo abusato, ma poche band riescono a creare musica, atmosfera e narrazioni come gli italiani Dawn Of A Dark Age, capitanati dal maestro Vittorio Sabelli, jazzista, che non si limita alla chitarra, ma inietta nella sua musica favolose e suggestive parti con clarinetti, clarinetto basso, fisarmonica, organo e pianoforte. Questo nono album vede ancora cambiamenti in line-up, con l’arrivo del nuovo vocalist Lutzéddu Ignatz Brusiòre (Ignazio Cuga dei Kre^u), oltre al chitarrista Jacopo Gianmaria Pepe (Bedsore) e al bassista Leonardo Sapio (Thecodontion). L’album incede tra narrazioni, ritmi tribali, rituali antichi, progressioni che spaziano verso ogni genere musicale, materializzando qualcosa che va ben oltre la sola musica, quasi strizzando l’occhio a una interpretazione teatrale dell’intera opera, concettualmente basata sui Sanniti e la loro “Primavera Sacra” (“Ver Sacrum” in latino), ovvero una pratica collettiva, con funzione insieme religiosa e sociale, attestata almeno dall’Età del Bronzo e condivisa da vari popoli dell’Italia antica. Consisteva nell’allontanamento di una parte della popolazione, incaricata di fondare nuovi insediamenti. In queste società arcaiche a economia agricola e pastorale, il ricorso alla Primavera Sacra serviva a regolare il rapporto tra numero di abitanti e risorse disponibili in un determinato territorio, così da scongiurare la scarsità di cibo e prevenire il rischio di disgregazione dell’intera comunità. Se tale tematica è solitamente argomento dei libri di storia, per i Dawn Of A Dark Age, band proveniente proprio da quelle terre, diventa culto, diventa approfondimento della tradizione, del folklore, delle proprie origini e della terra che, ancora oggi, trasmette la magia e il magnetismo delle antiche popolazioni e del loro culto, in particolare verso il dio Mamerte, al quale erano consacrati tutti i nati tra marzo e gli inizi di giugno. Con quattro brani, quaranta minuti di musica sublime e poesia profonda, i Dawn Of A Dark Age chiudono il quarto capitolo di una narrazione che è iniziata con il leggendario “La Tavola Osca”. Nonostante le mode ci portino a seguire band che inneggiano ad avventure ed eroi appartenenti a popolazioni e tradizioni a noi lontane – quelle norrene e “di tendenza” in primis – grazie ad artisti come i Dawn Of A Dark Age possiamo destarci da questo torpore per renderci conto – ancora una volta – che la nostra penisola cela una storia millenaria, ricca, contorta, farcita di suggestione, pregna di cultura… una storia e una cultura assolutamente invidiabili. “Ver Sacrum” è un album nel quale immergersi, al quale abbandonarsi, dal quale farsi trasportare attraverso storie, leggende, miti e culti, tra luce e tenebre, tra storia e mistero, tra società e religione.

(Luca Zakk) Voto: 9/10