(Autoproduzione) I Dead Summer Society rappresentano il progetto solista di Mist, chitarrista dei molisani How like a Winter (a proposito, che fine hanno fatto?), che affiancato soltanto da una voce maschile e una femminile ci regala un’ora o poco più di purissimo gothic legato agli stilemi di inizio anni 2000, quando ancora era facile trovare dischi di genere privi di pesanti contaminazioni power. Dopo l’intro di rito, “I Met You in Heaven and Hell” fonde la dolcezza del piano con chitarre serrate e harsh vocals, mentre “Shadow I Bear” contiene delle parti recitate in italiano forse un po’ troppo impostate: in fondo il genere lo prevede e quindi il brano è ancora godibile, ma il finale è rovinato da una drum machine che sembra una mitragliatrice. Si colora di tinte horror “The King’s Alone”, che varia sapientemente più volte l’atmosfera nei suoi nove minuti di sviluppo; non la eguaglia in bellezza l’altrettanto lunga “Her White Body, from the Coldest Winter”, un po’ troppo rigida e ripetitiva. “Within Your Scars” si regge invece sulla riuscita alternanza fra sfuriate elettriche e avvolgenti parti acustiche; si abbassano ancora le luci per la soffusa ballad acustica (ma con chiusa elettrica) “Unreal”. Si chiude con “Army of Winter”, fondata su un riff più classico ed energico. “Visions…” è un disco che va ascoltato nell’insieme e a luci spente: l’atmosfera che si viene a creare, romantica e decadente, permette di sorvolare senza problemi su qualche piccola pecca qui e lì.

(Renato de Filippis) Voto: 7/10