(Deepsend) Nonostante siano giovani, lo sI capisce subito guardando le loro foto promozionali, I Deadly Remains sono già una buona realtà del death metal underground californiano. Nati nel 2006 hanno realizzato due demo di un certo spessore, “Moral Crusade” nel 2008 e “Before the Nothing” il seguente anno. Vantano esibizioni live al fianco di Napalm Death, Kataklysm, Toxic Holocaust, Flesh Consumed e altre realtà del death metal statunitense. Ora è il momento del debutto chiamato “Severing Humanity”, corredato da una buona e truce copertina la quale da diverse indicazioni sul sound dei Deadly Remains. Death metal spinto, brutale e in primis condizionato dai Cannibal Corpse e con punti di contatto con gli Abominable Putridity. Nella sostanza delle cose però i DR tirano diritto verso un sound ossessivo, martellante e in questo condiziona tutto la batteria di James Roystone, il quale indugia in rullate insistenti e continue, spesso doppiate dalle due chitarre. Tuttavia nel mezzo di questa violenza insistente c’è anche una buona dose di tecnica o comunque di progressioni tali da poter meglio digerire questo atto violento e brutale. Si distinguono in particolare “Instincts of Flesh”, per via delle sue variazioni e gli inserti melodici, l’intro “Psalm of Impurity” e la scorrevole title track con il suo assolo. Si pone in evidenza anche Chris Dericco, il bassista. Lui è un elemento sul quale puntare e dare più sazio, anche in sede di mixaggio, viste le sue ragguardevoli capacità nel manovrare lo strumento, il quale spesso spunta con buone rifiniture. Di tutto rispetto anche il growling torvo e cupo di Ian Andrew, anche chitarrista. I DR spaccano ogni cosa, opprimono come i Suffocation di alcuni anni fa, tanto che alcune canzoni quasi non le distingui tra loro, complici anche alcune scelte, tra cui quel drumming serrato e a braccetto con le sei corde del quale si diceva più su, ma sanno anche rendere il boccone meno indigesto, elaborando un dinamismo continuo e diffuso per tutto “Severing Humanity”. Non è un sound moderno, in parte si rifà all’old style e in parte comunica nitidamente la provenienza dei quattro dall’underground (anche l’idea di metteredel le foto tutte accatastate, nell’ultima parte del booklet ha un che di retrò), questo però significa anche una certa genuinità di intenti. I Deadly Remains sono devastanti, hanno da limare qualcosa, ma il potenziale dei quattro è davvero considerevole.

(Alberto Vitale) Voto: 7/10