(Sewer Mouth Records) Uno dei pochi lati positivi di questo deleterio 2020 è constatare l’ottimo stato di salute del thrash metal. Oltre alle notevoli prove di giganti come Testament e Sodom, anche nell’underground troviamo band davvero ispirate e degne di nota. Ne sono un esempio i Deathblow, formazione proveniente da Salt Lake City e giunta al secondo album, quattro anni dopo il debutto “Prognosis Negative”. Rispetto al primo album, l’approccio è un po’ cambiato: rimane bella solida l’impostazione thrash, però ora affiora un’aggressività maggiore, vicina al death ed allo stesso tempo le composizioni sono più dirette e vicine ad un’attitudine punk. La tecnica esecutiva è notevole, sia per quanto riguarda il riffing di chitarra, sia per le partiture di basso, molto presente non solo per tenere il ritmo. Ottima anche la voce, sguaiata ed aggressiva al punto giusto, una via di mezzo tra Cronos e Billy Milano. Un album che, pur non aggiungendo nulla di innovativo, si lascia ascoltare più volte con grande piacere, tra ritmiche coinvolgenti e passaggi tecnici mai fine a se stessi.

(Matteo Piotto) Voto: 7/10