(Hell Headbangers) In tredici anni i Deathhammer hanno pubblicato con “Chained to Hell” solo tre album e una cospicua quantità di split, EP e così via. Una discografia che disegna l’appartenenza dei norvegesi a un primevo blak metal iniettato di thrash metal. Suoni fragorosi e potenti, un’attitudine underground, un thrash metal che delinea le melodie e le strutture dei brani, rendono l’album come un qualcosa di nicchia e profondamente legato all’old style in generale. Impeti del thrash tedesco, i Venom, gli Slayer borchiati e spartani, sono l’essenza dei Deathhammer. “Rabid Maniac Force” apre le ostilità e la seguente “Satans Hell” è un calcio che scaraventa l’ascoltatore ai primi anni ’80. Per un totale di oltre mezz’ora, la band riesce a graffiare con riff heavy, ritmiche forsennate, un clima generalmente ammantato di metallo e potenza. “Threshold of Doom” è uno dei pezzi più strutturati in seno al riffing, ottimamente sospeso tra thrash e black metal, mentre ci sono atmosfere sulfuree con “Into the Burning Pentagram”. Suoni impuri, d’impatto e d’annata per un album che sembra arrivare dal passato.

(Alberto Vitale) Voto: 7/10