(Ear Music) Un momento. I Def Leppard sono tornati. Con un nuovo disco. L’undicesimo. Pazzesco… ho un legame profondo con questa band la quale assieme a (poche) altre mi ha condotto nella (perduta) via del metallo, del rock duro… abbandonandomi poi su percorsi oscuri nei quali ho seguito il mio istinto, vagando verso confini proibiti, senza mai dimenticare le origini. I ‘Leppard hanno ancora lo stesso logo (cosa non ovvia). Sono sempre loro cinque (altra cosa molto meno ovvia) e dal 2008 (quanto uscì il precedente lavoro) ad ora non hanno perso lo stile, la voglia o la superlativa capacità compositiva. Certo, il pubblico ovvio e scontato starà ancora aspettando il nuovo “Hysteria”, ma c’è un concetto molto semplice da spiegare: chiunque voglia sentire un “Hysteria” si deve ascoltare… “Hysteria”! Come per ciascuna pubblicazione della band inglese, si deve parlare di pezzo unico, speciale; bisogna trovarci il feeling, l’idea, la compatibilità dei gusti personali con l’epoca collettiva. E se i Def furono bravi e fortunati a pubblicare quel mitico album nel momento migliore dati i gusti e le mode del pubblico, ora sono altrettanto bravi nel continuare a fare ciò che a loro piace, come piace a loro, rimanendo sinceri e veri. Poche bands mi danno questa sensazione di verità, di sincerità artistica (gli Europe sono un esempio). E poche bands possono dichiarare di essere ancora in forma, di continuare a girare il mondo, di aver voglia di suonare, vantando quel gruppo di ragazzi ancora uniti nonostante i problemi, le malattie, gli incidenti e le varie sfortune che hanno assillato questa band storica. Pochi possono avere questo vanto, specialmente dopo tutti questi anni… i quali sono quasi quaranta. No, non è una cosa facile. Non è una cazzata. Non è una cosa data per scontata. Potete mettere sul piatto della bilancia tutto il marketing che volete, ma essere ancora li -tutti insieme- dopo quattro decadi non è semplice (calcolate che 3/5 della band è sostanzialmente membro originale…). E pubblicare il disco omonimo solo ora, dopo l’ottimo “Songs from the Sparkle Lounge” (ormai “giovane” di 7 anni), creando quasi un’ora di musica che provoca gioia, divertimento ed intense pulsazioni è una cosa da maestri. Quattordici tracce. Tutte dannatamente rock, tutte melodiche, tutte maledettamente Def Leppard, tutte capaci di descrivere in maniera dettagliata la carriera della band e tutte le influenze ed ispirazioni dei musicisti. “Let’s Go” è esplosiva. Singolo perfetto. Molto “Hysteria”. Molto hit. Ma da loro è quasi una cosa ovvia. Da notare quel Joe Elliott che continua ad essere immenso. “Dangerous” è lasciva. Classica in maniera piacevolmente indecente. “Man Enough” è provocante, con quel basso e quella ritmica semplicemente illegali; e quel testo al confine di tutto. Intensa “We Belong”, classica, dolce, bonjoviana. Ottimo il rock travolgente di “Invincible” e “All Time High” energetico il quasi-southern di “Sea Of Love” e “Battle Of My Own”. “Energized” è un altro pezzo strano, digitale ma rockeggiante… assolutamente coinvolgente ed… elettrizzante. Roba hot, roba da lap dance ottantiano con “Broke ‘n’ Brokenhearted”, mentre c’è una bella dose di metallo melodico su “Forever Young”… forse un inno ai Def Leppard e la loro lunghissima carriera. Ovviamente non manca la ballatona da sogno (“Last Dance”), la power song malinconica (“Wings of an Angel”) ed un finale in bilico tra il romantico e lo struggente (“Blind Faith”) con una performance vocale superlativa. Artisti che cambiano, pur essendo sempre loro. Artisti che si adeguano all’epoca in corso, pur imponendo all’epoca di adattarsi a loro. Artisti che ricreano la musica che ha forgiato il loro successo e la loro immagine. Siamo nei complessi territori dei miti. Ed i miti non si toccano.

(Luca Zakk) Voto: 9/10