(Unorthodox Emanations) Ad un anno di distanza dal capolavoro “Duality”, tornano con un nuovo album i Defacement, formazione composta da due libici, un olandese ed un italiano, tutti fino allo scorso anno di stanza in Olanda, mentre ora non risultano avere una sede di riferimento. Rimane invece invariata la qualità della musica proposta, così esaltante da ascoltare come fruitore, quanto incasinata da descrivere come recensore; il caos generato da questi quattro geni è infatti alquanto arduo da classificare, da incanalare in un genere ben preciso. Esattamente come nel precedente album, anche “Doomed” alterna brani piuttosto lunghi ad interludi strumentali, apocalittici ed atmosferici, vicino a certa ambient, ma se prima questa alternanza segnava uno stacco netto tra atmosfera e brutalità, ora questi repentini cambi di umore sono dentro i brani stessi, con soluzioni spiazzanti quanto geniali, come avviene su “Unexplainable”, un feroce attacco frontale tra black e death spezzato da uno spettrale arpeggio centrale dove spicca il drumming di Mark Bestia, che si cimenta in passaggi jazz, con un uso dei piatti da lasciare a bocca aperta: conosco Bestia da più di venticinque anni, l’ho sempre ritenuto un batterista prodigioso, ma la crescita qui dimostrata è notevole. Un altro pezzo che mi ha davvero impressionato è “Worthless”, ossia il caos messo in musica che i Morbid Angel stanno tentando di rappresentare senza riuscirci sin dai tempi di “Heretic”, il tutto impreziosito da una sezione centrale death/doom di scuola inglese. Questi inserti sono degli arricchimenti ai brani capace di renderli più complessi e richiedenti un certo numero di ascolti per essere assimilati completamente, ma allo stesso tempo conferiscono un non so che di melodico ed orecchiabile, permettendo di apprezzare maggiormente i complessi arrangiamenti. Un nuovo passo in avanti verso la perfezione in ambito avant-garde.

(Matteo Piotto) Voto: 9,5/10