copdefying(Autoproduzione) Dopo un paio di contatti casuali con l’est europeo, in Polonia deve essersi sparsa la voce che noi di MetalHead siamo bravissimi: e quindi ancora una volta dalla terra dell’Aquila bianca ci giunge un interessante debut per il quale, almeno al momento, abbiamo l’esclusiva in Italia! I Defying giungono all’esordio dopo due demo e propongono un concept sulla possibile origine extraterrestre dell’uomo – tema sempre ricorrente non solo nel metal, ma anche nel cinema e perfino in determinate frange della comunità scientifica (o pseudoscientifica). E anche se non ho a disposizione tutti i testi, che posso solo indovinare, certamente il sound è quello giusto per mettere in musica questo argomento. Dopo l’inquientante intro “Démiourgós”, “Newborn Sun” si prende quasi dieci minuti, il che significa qualcosa come un quinto del disco: un lungo crescendo di chitarre (quasi 180 secondi) sfocia nel brano vero e proprio, un saggio di extreme prog che punta più sull’atmosfera che su una velocità disorientante, e dove il contrasto ben riuscito è fra il growling abissale di Piotr Stępiński e i suoni spesso maliconici di chitarre e (nel finale) keys. Anche “Portraits” alterna parti cupe e asfissianti, praticamente doom, ad altre di un prog misurato e maturo, mentre è particolarmente interessante “Mismatch”, sia per le movenze tribali, sia per il cantato femminile di tale Natalia Szalaj, sia ancora per l’accelerazione finale. Sono toni davvero decadenti quelli di “Imitation”, mai lugubri ma a tratti quasi gotici, quasi a creare ansia nell’ascoltatore; “Anaesthesia” rimanda senza mezzi termini al gothic/doom di metà anni ’90 e al sound dei Paradise Lost, mentre “Suppression” è forse il pezzo più cangiante dell’intero lotto, dato che passa senza problemi dal prog ad atmosfere estreme. Un disco capace di generare sensazioni forti nell’ascoltatore, un viaggio verso interrogativi profondi e inquietanti, per una resa sonora di forte impatto. Complimenti!

(Renato de Filippis) Voto: 7,5/10