(Sepulchral Productions) La parabola che i canadesi avevano cominciato con l’EP “Per Aspera ad Pestilentiam” di un anno fa continua qui con un vero e proprio LP sulla lunga distanza. Ogni elemento che mi era piaciuto nella pubblicazione precedente qui è stato ampliato ed amplificato per un risultato davvero molto buono. Il black di questo duo resta comunque difficile da digerire per i non addetti ai lavori, ma siamo di fronte alle sponde più oltranziste di un continente che non tutti vogliono esplorare. Ecco quindi nove canti tiratissimi, la voce portata agli eccessi pur per un album black. La batteria non la smette di sferragliare e non accenna a dare tregua per neanche un secondo di riproduzione, mentre la chitarra butta giù riff impastati, registrati davvero in modo dozzinale, ossia perfetto per un’atmosfera malsana e succube di stilemi musicali vecchi di un paio di decenni eppur ancora affascinanti. Ma la cosa davvero sublime è l’epicità che permea il lavoro. Un accenno di basi e riff al limite del power confezionano cavalcate marce e moribonde capaci di diffondere la piaga del black ovunque, perché è impossibile davvero resistere a certi ruffianissimi giri di chitarra, specie se sembrano suonati direttamente da una foresta nordica. Se vanno avanti così, questi canadesi si meriteranno l’onore di entrare tra le mie discografie; lo afferma uno che nel metal non transige assolutamente nulla. Ora davvero mi tocca aspettare con ansia l’ennesimo, a questo punto, disco quasi perfetto. Alla faccia del nome che portano…

(Enrico Burzum Pauletto) Voto: 8,5/10