(Hells Headbangers) Una lunga intro che mischia in egual parti black e death ci introduce alla terza opera degli australiani. Colpisce fin da subito la scelta di appoggiarsi agli stilemi del black del nuovo continente, più simile alla struttura del death tecnico che alla musica nera europea. Ecco allora pezzi piuttosto corti ma molto veloci dove la batteria, precisissima, scandisce ritmi serrati e marziali al servizio di un ugola mai cattivissima e blasfema come ci si potrebbe aspettare dal genere proposto. Ma diciamocelo pure, alla fine questo suono primi anni ‘90 fa sempre contenti gli ascoltatori, per quanto ruffiano e scontato sia. Nel complesso il lavoro fa la sua figura, nessuna traccia è diciamo lasciata al caso, ma la sensazione generale è che ci si ritrovi ad ascoltare un gruppo spalla, uno di quei complessi che ha il compito di riscaldare la folla per l’evento successivo… Non dimentichiamoci però che certi gruppi spalla, in termini di energia e genuinità, danno spesso e volentieri paga ai veterani più blasonati per cui aprono i concerti. A buon intenditor…

(Enrico Burzum Pauletto) Voto: 7/10