(Buil2Kill Records) Sono francesi, ma cantano le gesta di Roma alla stregua dei Rosae Crucis o dei Centurion: il secondo disco dei Deos è un misto di death, black ed epic metal che paga dazio a una produzione davvero deficitaria, ma ha qualche momento di sincera maestosità. Dopo l’epica intro, “Pro Iovit pro Mars” ha i toni marziali degli Ex Deo (cui i transalpini sembrano richiamarsi fin dal nome), ma immersi in un contesto molto più blackened, e irrimediabilmente condizionato da quella che sembra una drum machine monotona e mal resa. All’oscura maestà di “Sapere aude” e “Memento Mori” si contrappone la velocità di “Cincinnatus”, dove però l’intro parlata in italiano è abbastanza stucchevole. “Mylae” è guidata da un urlo gutturale simile a quello degli Spartani a battaglia; aspra fino alla dissonanza “Cunctator”, certamente il pezzo che più fra gli altri guarda al black puro, poi “Delenda Carthago” chiude il platter su toni oltretombali. Il voto non è che una somma degli opposti pregi e difetti del disco.

(René Urkus) Voto: 6/10