copderivate(Autoproduzione) Non sempre i musicisti di oggi sanno accontentarsi. Si ascoltano dei lavori che se avessero quattro o cinque pezzi in meno potrebbero essere degli ottimi apripista, del materiale per farsi conoscere, per far girare il nome. Molte band emergenti e troppo musicisti di oggi, si consacrano all’idolo dell’album. Vuoi per mezzi e opportunità, vuoi perché magari era ciò che volesse la band, a seguito di un lustro fatto di sale prove ed esibizioni dal vivo a ripetizione, i ginevrini Derivate vogliono avere per le mani qualcosa di ulteriormente concreto e dunque entrano in studio per incidere questo EP omonimo (ascoltabile QUI), uscito lo scorso anno. I Derivate sembrano una band che sullo sfondo della propria identità musicale abbia il metal, mentre la costruzione dei pezzi è alla maniera progressive. Eppure il loro sound non è propriamente metal in ogni situazione e non è classicamente progressive in ogni arrangiamento. Tuttavia se ascoltate “Derivate”, durezza, varietà e melodie sono le tre regole di base di questo quartetto. Viene difficile spiegare un sound così evolutivo e puntualmente in grado di fornire all’ascoltatore un bagaglio melodico intenso e vibrante. Curioso che, chi scrive, nemmeno sappia di cosa canti il chitarrista Jeremy Davis, ma il suo evolvere canoro offre una gamma di sensazioni ed emozioni che ricorda le stesse trame melodiche dei Monsterworks, anche se Jeremy ha una tonalità inferiore di Jono. Le trame delle chitarre sono un continuo produrre di note e sequenze melodiche dal tasso emotivo intenso e dalla rifinitura tecnica eccellente. Nouchine Etamad, il chitarrista solista, offre contrappunti alla ritmica e cadenze espressive che rendono la musica un viaggio colorato e multiforme.Tutto questo forse non sarebbe del tutto compiuto se Alain Chiesa col basso e Theo Davis non offrissero sequenze di tempi personali e non soltanto meramente di accompagnamento alla musica. “Derivate” è suddiviso in cinque movimenti: “Storm”, “Dawn”, “Awakening”, “Downfall”, “Cycle”. Cinque canzoni che suggellano un post/alternative rock/metal dinamico, fatto anche di momenti in cui c’è una placida quiete, giocata alla maniera, ad esempio, dei Pink Floyd, come avviene in “Storm”, oppure vagamente Opeth, in “Dawn”. I paragoni potrebbe essere disparati, ma la sensazione netta è che i Derivate abbiano un proprio e supremo stile, per niente derivato.

(Alberto Vitale) Voto: 8,5/10