(AFP Records) Ne hanno fatto di strada gli inglesi Desert Storm. Partiti circa un decennio fa come una sludge band abbastanza tradizionale, con gli anni il quartetto albionico è riuscito ad elaborare uno stile personale, facendosi apprezzare nella madrepatria, solitamente abbastanza ostica verso questo genere. Oltre alla pesantezza del riffing tipico degli epigoni d’oltreoceano (Crowbar, Down, Eyehategod), i Desert Storm hanno inserito nel proprio sound una spiccata componente psichedelica di matrice stoner. La notevole crescita a livello tecnico permette ai nostri soluzioni a più ampio respiro, rispetto al semplice utilizzo di riffoni pachidermici (comunque presenti in maniera massiccia; si parla sempre di sludge). Già l’opener “Journey’s End” mette subito in chiaro questa svolta: dopo una partenza piuttosto tradizionale tra ritmiche cadenzate e pesantissime, a metà brano le sonorità cambiano, tra arpeggi psichedelici ed atmosfere dilatate. Sulla stessa lunghezza d’onda anche pezzi come “Capsized” e “Kingdom Of Horns”, mentre “Drifter” riporta sulle coordinate più tradizionali una band capace di crescere rimanendo comunque fedele a se stessa.

(Matteo Piotto) Voto: 7,5/10