(3DOT Recordings) Tra i più bravi in Italia i Destrage. Chissà cosa avrà pensato la Metal Blade Records che ha pubblicato i tre precedenti album della band lombarda che ora invece non è più legata a lei. Da “Urban Being”, il primo album pubblicato nel lontano 2009 con la Coroner Records che sponsorizzò anche il successivo e sorprendente “The King Is Fat’n’Old”, ad oggi i Destrage sono stati abili, coraggiosi e in grado di compiere ampi salti stilistici, evolvendo il proprio suonare da un thrash metal che di fatto era un ibrido per poi spingersi in terreni meno netti perché mutevoli e in definitiva solidi nella resa. “SOO MUCH. too much” è un cavalcata ipertrofica, esagerata, massacrante. Tra tappeti ritmici, riff e assalti delle sei corde, i Destrage assestano una valanga sonora travolgente. Proprio il comparto ritmico, di Federico Paulovich, sembra farla da padrone perché i pattern possono essere scariche di estremismo che cementificano l’impatto travolgente di alcuni porzioni dell’album, coadiuvati poi da intermittenze di elettronica e sampler che offrono un tocco esotico e creativo al tutto. Allo stesso modo Paulovich passa all’accompagnamento in frangenti meno frequenti rispetto al resto, i quali tessono immense tele di note sotto le spoglie di riff spezzettati e netti, brevi che avvolgono comunque l’atmosfera rendendola carica di tensione. Tutto sembra accelerato in questo album, quanto meno in buona parte di esso, fino a comunicare un impatto che porta al collasso djent, fusion, metalcore, grooveh metal, in un crossover dall’alto tasso energetico. Alla melodia viene lasciato uno spazio modesto, ma puntuale e decisiva quando salta fuori in queste invettive sonore.

(Alberto Vitale) Voto: 8,5/10